sabato 31 marzo 2012

pensierino del giorno-31/03/2012

i diffidati torneranno sempre a caricare.
certe cose devono esaurirsi da sole, come un aereo che sfrutta l'inerzia fino all'ultimo prima di planare dolcemente sul mare. quando vengono interrotte con la forza vivono di nuova energia, un camino che riceve legna secca da ardere.
e noi cantiam per loro.
non c'arrendiamo mai.
i diffidati torneranno, tornernano a caricare.

venerdì 30 marzo 2012

pensierino del giorno-30/03/2012

e se ci fosse un sole da paura tutto l'anno?
l'estate resta estate, per il resto primavera secca da ottobre a maggio. 
di sicuro non studierei nulla e sarei abbronzato perennemente.
la qualità della vita migliorerebbe da panico, passare le giornate a rosolarsi al sole sdraiato al parco. 
è che faccio fatica a immaginare qualcosa di più godurioso

giovedì 29 marzo 2012

pensierino del giorno-29/03/2012

è bello avere storie da raccontare alla gente.
vuol dire aver realizzato tante evasioni dalla normalità.
non serve prendere, andare, partire e scappare. ciò che conta è quello che si ha dentro, non sarà la distanza dal luogo natio a tirar fuori qualcosa che non c'è. uno potrebbe non uscire mai dallo stesso comune per decenni e divertirsi lo stesso come un pazzo.
oddio, magari non da leinì, però ci siamo capiti.

mercoledì 28 marzo 2012

pensierino del giorno-28/03/2012

la mafia c'è, ma non si vede.
non si deve vedere, perchè altrimenti la gente avrebbe paura.
però iniziano i mormorii e allora è la mafia che ti rassicura.
ma chi, noi mafiosi? vogliamo scherzare? guarda, sai cosa ti dico? qua, alla luce del sole e davanti a tutti, portate chi muove queste accuse e parlino li-be-ra-men-te.
la mafia ti unge, vuole farti sentire protetto finchè non ti ha inglobato e sei ormai imprigionato come una mosca in una ragnatela. vedi il ragno che ogni tanto ti passa vicino, dà un'occhiata, promette di libertarti e poi se ne va via. non sai quando deciderà di mangiarti, l'unica certezza è che lo farà.
e ti ritroverai a chiederti: ah, me misero, me sciagurato, sarebbe cambiato qualcosa se avessi voltato le spalle da subito al ragno? sì che sarebbe cambiato e molto, ma avevi bisogno di certezze e ti sei fidato di chi te le ha fornite.

martedì 27 marzo 2012

pensierino del giorno-27/03/2012

meravigliosi i libri che si finiscono nel giro di due giorni. scrittura veloce, agile, dialoghi e cose che succedono. mica serve sbrodolarla più di tanto, sono sufficienti duecento pagine, ma anche di meno.
dovessi mai arrivare a portare a compimento un lavoro, vorrei realizzarne uno di questo genere.

lunedì 26 marzo 2012

pensierino del giorno-26/03/2012

tutto scorre via.
è un'illusione quella per cui qualcosa duri in eterno.
allora perchè ci affanniamo?
per l'eternità che abbiamo dentro di noi.

domenica 25 marzo 2012

pensierino del giorno-25/03/2012

alcune storie meritano di esser raccontate.
sono in tanti ad averne già parlato, ma forse si sono fermati troppo presto. molti di voi avranno già letto e/o sentito del povero calciatore muamba, quello che si è accasciato a terra colpito da un attacco di cuore durante una partita. è stato portato via in barella tra lo sgomento dei presenti e ricoverato d'urgenza in ospedale; dopo alcuni giorni passati tra la vita e la morte si è svegliato e addirittura risponde alle domande. fin qui, niente di speciale, sarebbe la cronaca di un episodio abbastanza frequente, con la differenza che è accaduto davanti a decine di migliaia di persone e ha colpito un atleta, ma resta una notizia non di particolare rilievo.
la parte romanzata si trova soprattutto sui giornali inglesi, qua non mi è sembrato che sia arrivata.
succede che un tizio, tal andrew deaner, dovesse il giorno dell'incidente farsi gli affaracci suoi. tifa per il tottenham, la squadra di casa, mentre muamba giocava nel bolton, la squadra ospite. per un puro caso il signor deaner viene in possesso, tramite un amico, di due biglietti per la partita e ci va col fratello. il signor deaner non è un impiegato del catasto nè un autista di taxi, bensì un cardiologo. quando vede la scena del giocatore capisce subito di che cosa si tratta e si fionda in campo. spiega agli steward la sua qualifica e questi gli permettono di entrare sul terreno di gioco, dove avevano già iniziato a dargli le prime cure. insiste affinchè muamba venga portato nell'ospedale dove lui lavora e fa il tragitto in ambulanza insieme a un cadavere, perchè per quasi ottanta minuti il cuore del ragazzo non vuole saperne di tornare a battere. deaner non si arrende e l'ennesimo tentativo lo premia.
senza di lui si sarebbe celebrato un funerale in più.

sabato 24 marzo 2012

pensierino del giorno-24/03/2012

il senso della vita è la ricerca della felicità. non credo ne esista un altro.
poi sta al singolo decidere cosa sia la felicità.
la parte più difficile non è trovarla, bensì mantenerla. assaporarla, goderne per qualche momento rischia solo di rendere più traumatico l'istante successivo, quando verrà persa.
è una ricerca che rischia di diventare affannosa, il nostro personale sacro graal; pronti a dedicare l'intera esistenza a quello, consapevoli del fatto che i surrogati non sono accettati.

venerdì 23 marzo 2012

pensierino del giorno-23/03/2012

come nasce un tormentone? anzi, la parola è sbagliata, solo che non mi viene in mente quella precisa, dunque dovrò ricorrere a una perifrasi.
l'idea vincente, quella che viene usata da tutti e che ti fa sbancare il jackpot. l'ultima che ho visto è questo foulard americano in giro per torino. un foulard banalissimo, il cui disegno è la bandiera degli stati uniti d'america. come si dice per l'arte moderna, magari non sarà difficile da realizzare ma bisognava pensarci.
fatto sta che ora lo indossano tutti quanti.
capire in anticipo i gusti della gente è un vero colpo di genio o pura fortuna?

giovedì 22 marzo 2012

pensierino del giorno-22/03/2012

con un euro si acquistano ben 0,54 litri di benzina super.
posto che purtroppo gli italiani non hanno una mente abbastanza elastica da modificare le proprie abitudini, come fa ad arrivare a fine mese uno che deve usare la macchina per lavoro e magari è un costo che non gli viene rimborsato?
ho una personale teoria sul mondo: per servire gli interessi di una classe ristretta di persone abbiamo mandato tutto quanto a puttane. ce l'hanno spacciato come benessere, ci hanno costretto a pensare di non poter fare a meno della modernità e del continuo progresso che è come uno squalo, deve sempre essere in movimento o morirà. a quali prezzi? affamando la gente, anche se c'è da dire che il divario tra sfruttati e sfruttatori è sempre stato ampio, anzi forse negli ultimi decenni era perfino in calo. ora però si torna alla situazione in cui chi è povero deve avere paura del domani.
è stato distrutto il pianeta, trivellato dappertutto, cacciati gli animali e disboscate le foreste.
senza tutto questo non sarebbe mai nato il pensierino del giorno, o meglio sarebbe esistito come riflessione nella mia mente.
a volte mi chiedo se non avesse ragione il protagonista di due di due.

mercoledì 21 marzo 2012

pensierino del giorno-21/03/2012

la vita è una continua scoperta.
per esempio, stamattina ho imparato che la via che porta dritto a casa mia è la meno trafficata di tutta torino, non passava una macchina che fosse una alla quale chiedere di darmi una mano per far ripartire la mia (batteria andata). dopodichè, passiamo ai pochi soggetti che la popolano. non ho mai preteso di essere di bell'aspetto nè di apparenza simpatica. tuttavia, stamani ho fatto scappare ben due donne.
mi sono avvicinato alla prima e con tono educato le ho chiesto se potesse farmi un favore; questa aveva il baule pieno delle borse della spesa e pensavo addirittura di offrirmi a portarle su in cambio dell'inezia che le chiedevo. la tizia mormora qualcosa di incomprensibile, chiude con un "non voglio niente", si infila in auto e sgasa via.
la seconda ancora meglio, perchè quando la chiamo si gira e presta attenzione alle mie parole. quando capisce le mie malvagie intenzioni si spaventa e a nulla vale tirar fuori il mio status di studente universitario nel tentativo di rassicurarla. almeno le ho dato della cafona e le ho detto di vergognarsi.

martedì 20 marzo 2012

pensierino del giorno-20/03/2012

giunto ormai alla veneranda età di ventidue anni suonati, ho la presunzione di pensare di aver capito qualcosa circa la mia persona.
in questo preciso momento, il tratto saliente che emerge con forza è l'abilità nel procrastinare. non importa quanto tempo uno abbia a disposizione prima di una certa scadenza, l'importante è cominciare a fare tutt'altro. possibilmente, qualcosa di inutile. dopodichè si inizia a pensare che nei giorni precedenti una persona assennata avrebbe perlomeno gettato le basi per il proprio lavoro. bene specificare: una persona assennata. nel dubbio, sarà ora di merenda o comunque c'è appetito, per cui cibo e dopo il cibo inevitabile una pausa di riflessione di fronte alla play station, in modo da sgombrarsi la mente.
prima o poi, procrastina procrastina, arriva la sera prima e ci si mette al lavoro. sveglia già puntata presto per la mattina successiva, quando bisognerà darsi davvero una mossa. era evitabile questa fastidiosa situazione? ovviamente sì. riusciremo a evitare la prossima? ovviamente no.
finchè non si abbatte su di noi la ghigliottina del ritardo è impossibile combinare qualcosa.

lunedì 19 marzo 2012

pensierino del giorno-19/03/2012

ho sempre sostenuto che l'attuale programma scolastico ci prepari in maniera inadeguata sulla storia contemporanea. le zone d'ombra si fanno ogni giorno più numerose, così si finisce con lo scoprire certi avvenimenti da soli e magari per caso a ventidue anni suonati, mentre sarebbe stato utile immagazzinare queste informazioni nel periodo della propria crescita.
una persona nata il sedici marzo del sessantotto ha da poco compiuto il suo quarantaquattresimo compleanno. mentre sua madre partoriva, in vietnam veniva compiuto un massacro atroce e inutile: più di trecento tra donne, vecchi e bambini furono trucidati dai soldati americani. questo episodio è noto come il massacro di my lay, coperto per oltre un anno dai papaveri dell'esercito e venuto a galla solo grazie alla pervicacia di un giornalista statunitense, seymour hersh. in caso qualcuno avesse dubbi, il colpevole non ha mai scontato la pena alla quale in effetti era stato condannato, cioè l'ergastolo: il presidente nixon ordinò il suo rilascio dopo solo due giorni di prigione, ai quali fecero seguito tre anni e mezzo agli arresti domiciliari in una caserma.
chi esce pulito e anzi decorato da questa vicenda è un pilota d'elicottero che capitò sopra il villaggio: accortosi di quanto stava accadendo, atterrò per difendere i civili minacciando i propri commilitoni di aprire il fuoco se avessero continuato. insieme ai suoi due membri d'equipaggio riuscì a salvare una dozzina scarsa di persone, inezia se paragonata con quanti persero la vita.

domenica 18 marzo 2012

pensierino del giorno-18/03/2012

tiriamo fuori un aneddoto di vita vissuta. riguarda un tizio del quale si ignora il nome, età stimata tra i ventuno e i venticinque anni.
il soggetto in questione pare sia pieno di contatti e agganci, così ha organizzato una serie infinita di squadre composte da gente fortissima e le ha piazzate nei vari tornei di calcetto del torinese. niente di male in teoria, se non fosse per il fatto che lui non gioca. si presenta vestito da calcio ma resta in panchina, figurarsi se lo lascian giocare. allora mi domando, che gusto c'è? il ruolo dirigenziale è fatto apposta per chi non ha più l'età e il fisico per giocare, traguardo al quale prima o poi giungono tutti.
prima dei quarant'anni rappresenta, secondo me, un mezzo fallimento. sono tollerate deroghe solo in caso di gravi infortuni, di fronte ai quali non è che si possa fare molto.
questo qua invece ha una tale smania di vincere che piuttosto non gioca lui. bah.

sabato 17 marzo 2012

pensierino del giorno-17/03/2012

per quanti soldi accettereste di giocare alla roulette russa?
va detto che dipende dalla pistola. per una sei colpi non si scende sotto i dieci milioni di euro. con una dodici colpi se ne possono prendere anche solo cinque.
il piacere per l'adrenalina è comprensibile, ma arrivare a una sfida come questa è pura follia. ti va di rischiare? metti due fisso a inter cagliari.

venerdì 16 marzo 2012

pensierino del giorno-16/03/2012

l'educazione gioca un ruolo importante nella vita delle persone.
crescendo ci si rende conto che le situazioni nelle quali uno è autorizzato a perdere la testa sono molteplici e si presentano con una fastidiosa frequenza. non ho l'abitudine di mettere le mani addosso alla gente, però mi accorgo di come un altro essere umano, posto nelle stesse condizioni, possa sbiellare e fare ricorso alla violenza fisica.
vale anche su livelli più bassi, per esempio se si tratta di mantenere l'aplomb quando tutto porterebbe alla perdita della ragione.
di solito sul lungo periodo vince chi è in grado di controllarsi.

giovedì 15 marzo 2012

pensierino del giorno-15/03/2012

ipotizziamo di poter scegliere la nostra ventiquattr'ore ideale. non parlo della valigetta, ma di una giornata bellissima, anzi la più bella in assoluto.
meglio introdurre una limitazione: sarà possibile portarsi dietro solo tre cose.
andrei sicuro sul buon cibo, non può e non deve mancare.
secondo, le risate degli amici. riempiono come null'altro.
terzo...è dura. si potrebbe dire una donna. si potrebbe dire un libro. tuttavia, cosa te ne fai di una donna se hai già gli amici? ti metti mica a leggere quando sei in compagnia?
dando per scontato che il pallone lo porterà qualcun altro, do il mio contributo con una spiaggia al sole.

mercoledì 14 marzo 2012

pensierino del giorno-14/03/2012


Storia di un impiegato

Quando è uscito Storia di un impiegato avrei voluto bruciarlo. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di avere usato un linguaggio troppo oscuro, difficile. L'idea del disco era affascinante: dare del Sessantotto una lettura poetica. Invece è venuto fuori un disco politico. E ho fatto l'unica cosa che non avrei mai dovuto fare: spiegare alla gente come comportarsi”. Queste sono le parole con le quali Fabrizio de andrè commenta storia di un impiegato, album rilasciato nel 1973. con questa premessa, vi guidiamo all’ascolto di un’opera controversa e contestata, allegorica in ogni suo verso. Possiamo iniziare dalla prima traccia, l’introduzione.

Introduzione

Nel periodo più cupo e tormentato dell’Italia repubblicana, a tre anni e mezzo dall’attentato di Piazza Fontana a Milano e in piena strategia della tensione, Fabrizio De Andrè si cimenta nella musica socialmente impegnata. Solo due anni e mezzo dopo la poesia contenuta nell’album “non al denaro, non all’amore né al cielo” esce “storia di un impiegato” che rappresenta il senso di ribellione provato da un appartenente alla classe media nei confronti della società e del potere che essa, attraverso varie figure, esercita sugli uomini. Il contesto storico di quegli anni, in seguito ribattezzati “anni di piombo”, vede un Paese lacerato dalla nascita di formazioni eversive, tanto di destra quanto di sinistra, dedite al terrorismo e alla lotta armata. Entrambe le parti compiono atti di efferata ferocia che causeranno numerosi morti, tra i quali non solo militanti delle fazioni ma anche gente comune che non aveva alcuna intenzione di prender parte alla disputa.
Nel 1973 esce dunque storia di un impiegato, che è un concept album: le canzoni sviluppano una storia da ascoltare tutta d’un fiato, così come si legge un libro dall’inizio alla fine.  Estrapolare una singola canzone dal contesto sarebbe come staccare da un mosaico le tessere che compongono una parte della figura: magari prese di per sé possono anche dare un’immagine precisa e definita, tuttavia il loro autentico valore è rivelato solo quando sono collocate insieme alle altre per dar vita a un insieme più complesso e armonico, nel quale ognuna è parte indispensabile.
Alla realizzazione di quest’opera collaborano personalità di spicco: Giuseppe Bentivoglio, che in quegli anni è molto vicino a faber, aiutandolo nella composizione di brani in tutti morimmo a stento e in non al denaro non all’amore né al cielo; nicola piovani, futuro premio oscar nel 1999 per la colonna sonora del film di benigni la vita è bella, cura gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra.
Il titolo è più che mai chiaro: storia di un impiegato è il racconto della mediocrità e del grigiore che circonda la maggior parte delle persone, troppo pavide per scuotersi e provare a ottenere di più di una banale e insignificante vita trascorsa a capo chino, nella paura e nel rispetto delle autorità e delle istituzioni. Nella visione veicolata dal disco questa piccola borghesia mette la propria esistenza nelle mani di un sistema che la manovra come una pedina, prendendo le decisioni più importanti al posto suo e imponendole un sistema di regole che la ingabbia, privandola del bene supremo, la libertà. E il sistema è ancora più subdolo, perché lascia credere che questa sia la soluzione migliore, mentre l’intolleranza dei giovani per questa ragnatela che la avvolge e opprime sfocia nella violenza.  
Come ogni racconto ha un inizio, un protagonista, le sue peripezie e un finale. Abbiamo già brevemente introdotto il protagonista, la voce narrante, quindi andiamo con ordine seguendo il filone cronologico e partiamo dall’inizio.
La scintilla scocca quando l’impiegato ascolta un brano cantato dagli studenti parigini durante il turbolento maggio del ’68. Le accuse lanciate dagli studenti nei confronti non solo di polizia e padroni, ma anche di chi ha preferito rimanere inerte a casa propria mentre fuori infuriava la battaglia, colpiscono nel segno e sembrano risvegliare dal torpore chi le ascolta. Lo scontro aspro e violento vedrà la sconfitta dei manifestanti, i quali però vogliono tracciare una linea netta tra loro stessi e chi non li ha avallati, definendoli a chiare lettere complici del potere.  Ascoltiamola allora e risvegliamoci dal torpore: la canzone del maggio.

Canzone del maggio versione non censurata

A questo punto è necessaria una piccola digressione. Ogni storia acquista interesse a seconda di quanto ha di nascosto nelle proprie pieghe e in questo album troviamo addirittura una canzone censurata. Quella che avete ascoltato è la prima stesura della canzone del maggio e ha un testo ancora più crudo, intriso di dolore per la sconfitta e di una rabbia che non accenna a placarsi. Sembra voler dire “avete vinto il primo round, ma perderete questa guerra”. Nel ritornello le parole “voi non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo” suonano come una sinistra minaccia, testimoniano un conflitto che è solo nello stadio iniziale. Un messaggio che non può essere tollerato in un momento così delicato, dove si contano morti e feriti negli scontri di piazza. Il vento dev’essere in qualche modo fermato, così Faber è costretto a rivedere il testo del brano, consapevole della necessità di farsi comunque portavoce del sentimento sessantottino; conteso tra la ragione e il sentimento, de andrè dovrà apportare delle modifiche.
Ecco quindi che nell’album si trova una diversa versione di questa canzone: la melodia è inalterata, ma i versi perdono vigore se posti a confronto coi precedenti. Non si parla più di continuare la lotta, ma si lanciano accuse contro chi ha fatto fallire la ribellione a causa della mancanza di ardimento. Questa è la versione che trovate nell’album originale.

Canzone del maggio

D’un tratto, l’impiegato apre gli occhi sulla realtà che lo circonda: vive in un mondo pre-confezionato, una sorta di Truman Show ante litteram. Tuttavia questa realtà concede una serie di agi che non giustificano, agli occhi di molti, il desiderio di ribellione. Eppure qualcosa brucia dentro il corpo dei giovani, brucia al punto da portarli a una battaglia che è destinata in partenza alla sconfitta. Ma si tratta di una sconfitta che non fa paura perché non rinunceranno ai loro ideali e sanno che l’unico modo per farli valere sarà combattere.
Nella testa dell’impiegato cominciano a farsi largo strane idee, quasi inquietanti. Ormai la situazione è chiara: la ribellione spinge sempre di più, lo tenta come il canto delle sirene. Oppone resistenza, cerca di tornare al lavoro come dovrebbe fare ogni brava pedina nelle mani del sistema. La lacerazione interna, l’aspro conflitto tra il dovere e il volere lo tormentano sempre di più. Nonostante il tentativo di scacciare dalla propria mente le scintille della rivolta, queste al contrario acquistano sempre più forza e pian piano diventano un fuoco, alimentato dal fatto che l’impiegato ha trovato loro un senso. Perché il fuoco si trasformi in incendio, tuttavia, serve ancora un elemento centrale, che caratterizza tutti i movimenti di protesta e quindi anche storia di un impiegato. Stiamo parlando del coraggio.


La bomba in testa

Questo coraggio manca, così vi sopperisce col sogno nel quale progetta il proprio gesto estremo. Ecco che, sotto le coperte, il protagonista si addormenta e comincia a sognare.
Inizia la parte più sfumata dell’album, dove non sempre si riesce a seguire i contorni delle immagini che la sua mente proietta. Il mezzo migliore per raggiungere il proprio fine è una bomba al tritolo, vista come imparziale giustiziera di tutti i simboli del potere, che non potranno avere scampo. Dunque si ritrova in un ballo mascherato, dove incontra varie figure.
La prima è un cristo che de andrè definisce drogato da troppe sconfitte che vede le sue idee non più rappresentate dalla classe clericale di allora; proseguendo il suo giro tra gli invitati trova la vergine maria, la quale prova nostalgia per il tempo in cui era una madre incinta come tutte le altre.
Ce n’è anche per dante alighieri, il sommo poeta fiorentino, che viene beccato a sbirciare, forse per invidia, paolo e francesca. Lui che non ha potuto coronare il proprio sogno d’amore con beatrice farà invece in modo di celebrare quello dei due giovani, al punto da rendere il canto quinto dell’inferno una delle parti più celebri della divina commedia.
Trapela quasi una certa allegria pensando alla bomba e alla sua funzione normalizzatrice, a come sarà in grado di azzerare in un colpo solo la società.
De andrè salta di palo in frasca e dopo dante scorge la statua della libertà mentre si rimira allo specchio vanitosa, chiedendosi chi sia più bella tra lei e la pietà di Michelangelo.
L’ammiraglio nelson, ucciso nella battaglia di Trafalgar che poi fu vinta dalla sua flotta,  implora una sant’elena anche in comproprietà, niente affatto felice del suo destino e invidiando anzi chi ha potuto vivere la propria vecchiaia fino alla fine dei suoi giorni. A poco gli serve ricordare la vittoria ottenuta, dato che per essa ha pagato il prezzo più alto: la vita.
Sono terminati i personaggi storici e si passa a figure a lui più vicine, facenti parte della quotidianità: i genitori. Dapprima il padre, il cui decoro risulta tanto odioso da volerlo veder esplodere per primo, e solo dopo vedrà il genitore andare in mille pezzi. La madre, martire per propria scelta, farà la stessa fine e la liberazione da loro due segna la definitiva sottrazione dall’autorità genitoriale.
L’ultima vittima rappresenta il momento in cui l’individualismo dell’impiegato raggiunge il suo apice: ormai non deve più guardare in faccia nessuno, tantomeno l’amico che gli ha insegnato come fabbricare l’ordigno. Sarà anche lui coinvolto nella strage, nonostante il suo notevole apporto alla causa. Il brano che avete ascoltato prima era la bomba in testa, dove abbiamo annunciato l’inizio del sogno. Ecco che ora il sogno prende vita, ne al ballo mascherato, traccia numero 4.

Al ballo mascherato

Come avrete potuto constatare, è con estrema facilità che ci si perde attraverso le allegorie e i velati riferimenti coi quali de andrè riempie questo album. È piuttosto difficile che il primo ascolto sia sufficiente per una piena comprensione, data la necessità di districarsi tra un linguaggio oscuro e in certi tratti perfino contorto, quasi come se non volesse svelare la propria identità a tutti, ma solo a chi è in grado di coglierla. Una sorta di messaggio cifrato.
Intanto il sogno non si arresta e sviluppa una storia all’interno della storia, talmente consistente da assumere un ruolo autonomo. L’attentato al ballo non è a lungo rimasto senza colpevole, così l’impiegato è trascinato davanti a un giudice che parla con la voce psichedelica di faber. Qui giunge la disillusione più grande: il suo gesto non è servito allo scopo che si era prefisso, anzi è stato di aiuto al potere. Proprio il giudice gli spiega che attraverso l’eliminazione di una parte di potere, l’impiegato è entrato a farne parte, poiché il potere deve sempre rinnovarsi. Eccoci alla sconfitta totale dell’individuo, che credeva di compiere una vendetta e si è invece ritrovato nudo e fragile a ricevere i ringraziamenti per l’opera svolta da parte di chi voleva combattere. È stato il loro boia, controllato per tutto questo tempo. Alla disillusione deve aggiungersi il dilemma di una scelta che il giudice gli pone: da una parte l’assoluzione e quindi l’asservimento al potere, dall’altra la condanna e quindi il carcere. In ogni caso si rende conto di aver perso contro questo terribile potere dal funzionamento meschino, che riesce a girare in suo favore qualsiasi azione: chi si ribella entra a far parte delle sue schiere, chi invece pensa di colpirlo lo aiuta nel proprio disegno.
State per ascoltare il quinto brano dell’album: sogno numero due.

Sogno numero due

Ormai il sogno è un fiume in piena che travolge le ambizioni dell’impiegato e prosegue vorticoso nel suo sviluppo, fino a diventare un incubo quando realizza la sconfitta. Sembra di sentirlo mentre si agita nel letto, terrorizzato dalla deriva inaspettata che gli eventi hanno preso.
Nella canzone successiva, l’impiegato sceglie di prendere il posto del proprio padre, da lui stesso ucciso. E’ l’emblema della vita medio-borghese come anello di congiunzione tra i vari scalini della piramide del comando: attraverso la metafora delle navi, delle quali dovrà dirigere al fiume le più piccole, mentre le più grandi sanno già dove andare, si esprime il ristretto potere decisionale di chi è entrato a far parte di questo sistema. Potrà comandare qualcuno, ma sarà sempre destinato a riconoscere un’autorità superiore.
Ci sono varie interpretazioni su berto, un compagno di scuola del quale viene velocemente narrata la storia: era il figlio della lavandaia che seppellisce sua madre in un cimitero di lavatrici, macchine che sono al tempo stesso il superamento e la negazione del suo lavoro. Per alcuni rappresenta un poveraccio che, come tanti altri, si lascia piovere addosso e la cui morte viene trattata con noncuranza dai giornali; secondo un altro punto di vista berto è invece colui che ha rifiutato la vita borghese preferendone una più tragica  ed eroica, arrivando a rifiutare l’autorità suprema, quella di dio. Questa versione è rafforzata dai versi che recitano “si fermò un attimo per suggerire a dio di farsi i fatti suoi”.
L’unica certezza è che ormai l’impiegato è una rotella della società, entrato in una vita scialba e avara di emozioni. La sua famiglia è quella da quadretto tipico, con moglie e figlio. Eppure la felicità non arriva, dato che con la moglie la passione viene progressivamente meno, fino a tramutare il rapporto in uno stanco susseguirsi di giornate uguali le une alle altre; destino ancora peggiore tocca al figlio, che per la disperazione sceglie la via della droga e lì si lascia andare del tutto, senza un minimo sforzo per restare aggrappato alla vita. Il fallimento della famiglia è lampante, neppure questa costruzione sociale nella quale rifugiarsi per sfuggire alla realtà concede riparo adeguato. Si sente braccato da ogni parte, non ha vie di fuga. Poco prima di riaprire gli occhi, invaso dall’ira, lancia un’ultima minaccia al giudice che lo ha costretto a vivere quest’esperienza: si vendicherà attraverso una bomba vera, che colpirà non più maschere e simboli, ma uomini in carne e ossa.
Ecco allora la sesta traccia, la canzone del padre.

La canzone del padre

L’atmosfera cambia. L’impiegato si è svegliato madido di sudore, terrorizzato da quello che ha visto in sogno e risoluto più che mai. Deve passare all’azione e la musica non trasmette più un’atmosfera lugubre, anzi il motivetto della ballata che riprende la prima parte sembra il fischiettio di chi è intento a svolgere un lavoro manuale. L’accanimento del bombarolo è totale, si sente solo in questa vendetta, circondato da intellettuali che parlano in maniera nebulosa e confusa, accennando a vuote retoriche di rivoluzione.
Nonostante l’eccitazione che lo pervade, è molto lucido nella sua analisi della società, che definisce ammalata di terrore. Sa bene di essere destinato alla fuga, una volta compiuto l’attentato, ma ora si sente il cacciatore e le prede sono i soci vitalizi del potere.
Anche in un contesto fortemente politicizzato de andrè non rinuncia a tirar fuori la sua vena poetica, che nell’ultima parte dell’album viene fuori con maggior vigore. Il passaggio a nostro avviso più toccante sono i versi in cui canta c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io son d’un altro avviso, son bombarolo.
Il suo piano è quasi portato a termine, manca solo l’esplosione finale dentro il parlamento, luogo dove più di ogni altro il potere esercita materialmente il proprio ruolo.
Tuttavia, l’intero disco è pervaso dal sentimento dell’incombente sciagura, del fallimento annunciato. Così come fallirono i cuccioli del maggio, lo stesso destino aspetta l’impiegato. Crudele e insensibile, faber lo ritrae prima mentre sghignazza in attesa della detonazione, poi mentre singhiozza: la bomba è rotolata giù da una scalinata e ha fatto saltar per aria un chiosco di giornali, mandando in fumo la vendetta. La disperazione per il fallito tentativo viene acuita dall’abbandono della fidanzata con la quale condivide le prime pagine dei giornali, ma lei lo ha lasciato solo e ne prende seccamente le distanze, condannandolo. Ed è questa la tragedia più grande per il dinamitardo mancato, che si rende conto di esser rimasto senza alcun appiglio tra le altre persone, isolato dal resto degli uomini. Avanti con la traccia numero sette, il bombarolo.

Il bombarolo

La triste vicenda dell’impiegato volge al termine. Dopo aver prima sognato e poi provato a realizzare un attentato, si ritrova imprigionato e senza via d’uscita. Il suo pensiero va alla donna che ha amato, così rapida nello smarcarsi da lui quando compì il folle gesto. Racconta nicola piovani in un’intervista rilasciata al quotidiano la repubblica che la registrazione di questa canzone fu estremamente veloce, già al secondo, massimo terzo tentativo erano incise le parti di pianoforte, suonato da lui, e la voce di fabrizio. Su questo binomio voce-pianoforte registrarono poi gli altri strumenti come la chitarra, il basso e il flauto dolce, facendo attenzione che non minassero il fragile andamento originario.
Il risultato è uno struggente capolavoro che non per niente fu poi riproposto con continuità in concerto, a differenza delle altre tracce.
Ora che si trova in carcere ha tempo per ripercorrere la loro storia d’amore, imperfetto come dev’essere ogni amore. Emerge forte il rimpianto per l’infelice epilogo cui è andato incontro e sembra che l’unico ricordo in grado di farlo vivere sia proprio quello della donna amata, perciò le chiede di non gettare in pasto ai giornalisti quanto hanno condiviso e di restare sincera in nome del loro comune passato. Sono stati divisi perché, per quanto entrambi insoddisfatti della loro vita mediocre, lei non ha trovato il coraggio di ammetterlo di fronte a se stessa, così le è stato più facile abbandonarlo e passare dall’altra parte. I suoi occhi tuttavia l’hanno tradita, nei suoi occhi l’impiegato leggeva questo sopito desiderio e si dispera per non essere riuscito a cambiarla, allo stesso modo in cui lei non ha cambiato lui. Chi ne esce vincitore è, ancora una volta, il potere: l’antico adagio divide et impera si è dimostrato valido una volta di più, ed è stato il potere a cambiare entrambi. Si chiede poi come deciderà di vivere il prosieguo della sua esistenza, se cercherà in qualche modo di inseguire dei sogni o se, più verosimilmente, si piegherà alla società e ai suoi rigidi schemi. Le fa allora una domanda che tutti quanti dovremmo porci più spesso: continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?
Sono già state sprecate troppe parole profane, è tempo di lasciar spazio alla voce del poeta. Brano numero otto, verranno a chiederti del nostro amore.

Verranno a chiederti del nostro amore

Abbandonati i dolci ricordi, l’impiegato affronta il carcere nel quale è stato rinchiuso. Proprio lì, quando tutto sembrava perduto, scopre la comprensione degli altri uomini. Sono persone con tratti simili ai suoi e che ora si trovano nella stessa terribile condizione. È il momento in cui apre gli occhi per la prima volta, abbandona l’individualismo che lo ha condotto fin lì e lo rinnega in nome della forza della collettività, il cui collante sono gli ideali di ribellione e la comune convinzione che non ci siano poteri buoni. Il vento anarchico che gonfia le vele dei carcerati, unito alla rabbia repressa ma non per questo estirpata, li spinge alla rivolta contro i secondini, che nel micro-cosmo del carcere rappresentano il potere da sempre tanto odiato. Finalmente comprende appieno la canzone del maggio, il suo significato si esplica attraverso una partecipazione ampia e numerosa, non con l’atto del singolo. La sua voce si confonde insieme alle altre mentre lancia il suo grido di accusa “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”. Dunque si torna all’inizio dell’album, da dove tutto era partito, questa volta con la consapevolezza di poterne dare una lettura migliore. Allora tutto sommato, nonostante abbia dovuto togliere il vento dalla canzone del maggio, de andrè lancia un proprio messaggio di speranza per il futuro delle proteste e indica la direzione da seguire: uniti si vince. È uno slogan che sarà tra i più usati in futuro, come testimonia la canzone degli sham 69 “if the kids are united”, che afferma proprio l’impossibilità di dividere i ragazzi che restano uniti e che diventerà uno dei più celebri manifesti delle proteste.

Nella mia ora di libertà

Abbiamo cercato, senza pretese, di far apprezzare a chi è all’ascolto un album spesso osteggiato dalla critica, che non sempre si è espressa in maniera favorevole. La nostra opinione è che valga la pena ascoltarlo almeno una volta senza interruzioni, come ormai non si usa più tanto. Bisogna lasciarsi cullare dal cambiamento della voce di de andrè attraverso i meandri dei tormenti interiori di un individuo disperatamente aggrappato alla propria libertà, passando dal sogno alla vita reale insieme a lui e provando a condividere le sue aspirazioni.
     




lunedì 12 marzo 2012

pensierino del giorno-13/03/2012

la gente ha il diritto di sbagliare e di poter correggere i propri errori. succede in qualsiasi campo della vita, dalle minuzie alle cose più gravi: il diritto penale ha tra i suoi pilastri la funzione rieducativa della pena, che serve a reintegrare il reo all'interno della società civile. quindi anche chi commette un reato è ammesso a una seconda possibilità.
per molto tempo è rimasto fuori dall'ambito di applicazione di questo sistema di perdono diffuso il matrimonio. quello era e quello restava, unico e immutabile. in verità è possibile che ci si sbagli anche qui, per cui arrivò la legge sul divorzio; non si tratta di attribuire meno importanza a questo vincolo, ma è una fotografia della realtà e delle sue mutate condizioni sociali, dove non tutte le coppie riescono a portarlo fino in fondo. per chi invece credeva in una sua sacralità, nulla è cambiato: il divorzio è un'opportunità concessa a chi si rende conto di aver fatto uno sbaglio, non è rivolto a coloro che hanno scelto la propria anima gemella.
certo, da lì in avanti abbiamo continuato a rotolare lungo una china, ma almeno lo si fa con dei paracadute legislativi. ci si prende e ci lascia con una certa disinvoltura, ragion per cui magari non tutti vogliono affrontare il giorno più importante della loro vita. a ben vedere, almeno da un punto di vista legale, cambia poco o niente rispetto a chi è sposato. il codice civile prevede, al secondo comma dell'art. 143, che dal matrimonio derivi l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. non è forse il modo in cui si comportano anche le coppie di fatto? convivono, sono fedeli, si assistono e collaborano. perchè negare loro l'equiparazione alle coppie sposate? anche qui, si tratterebbe non di legalizzare rituali orgiastici e contrari al buon costume, bensì di prendere atto dell'evoluzione della società e di adeguare il dato normativo, in modo da garantire parità nei diritti. così come il divorzio a suo tempo riportò all'interno della legalità situazioni che invece non lo erano, lo stesso avverrebbe ora. solo che l'elettore mediano ne ha una paura folle, non si sa bene in nome di che cosa. 

pensierino del giorno-12/03/2012

donne. turudù in mezzo a una via.
siete delle grandissime spaccacoglioni. non voglio farne una questione di genetica nè di coercizioni sociali.
più semplicemente, arrivate a un certo punto della vostra esistenza nel quale vi applicate con metodo e sistema alla rottura dei genitali del maschio. dato che per la sopravvivenza della specie è indispensabile la nostra convivenza, vi propongo un memorandum che spero possa esservi d'aiuto nelle vostre relazioni sentimentali, ma non solo.
è necessario sapere che il maschio è un animale molto semplice e lineare, con schemi mentali ancora primitivi; quando c'è un bisogno lo si soddisfa, quando c'è qualcosa da dire lo si dice.
iniziamo dalle fondamenta: sarete sempre seconde alla sua squadra del cuore. in caso vi dica il contrario, o mente o non vale la pena di passare la vostra vita con lui, quindi vi consiglio di cambiare soggetto. quando lo vedrete scuro in volto il lunedì mattina, prima di aggredirlo con ettolitri di domande e scenate, consultate la pagina sportiva di un quotidiano e avrete la risposta: a quel punto dategli una carezza, un bacio sulla guancia e augurategli buona giornata. alla sera sarà tutto passato, la testa sarà proiettata alla domenica successiva.
la mamma è donna come voi, in quanto tale gli ha causato crisi di nervi per ben più tempo. a differenza vostra, non possiede l'arma del coito per appacificare certe situazioni; tenetelo bene a mente e usatela con abbondanza. tuttavia la mamma gli ha donato la vita, motivo per cui le sarà sempre debitore, e l'ha cresciuto, nutrito, lavato e consolato. sul crescere ormai non potete fare più molto, ma adoperatevi più che potete sugli altri punti. soprattutto, non cercate di entrare in competizione, perchè nella sua testa non è così. appartenete ad ambiti diversi e ognuna dovrà restare nel proprio.
per farlo felice, qua purtroppo si scade nel banale, dategliela. in caso qualche insormontabile motivo dovesse impedirvelo, evitate di farglielo pesare come una sua colpa, perchè di sicuro non lo è. così come non è stato lui la causa prima di tutte le vostre disavventure quotidiane, anzi: avesse potuto le avrebbe evitate, in modo da non sorbirsi i vostri piagnistei. a tal proposito, quando avete qualcosa da dire ditelo. stare zitte e imbronciate non servirà a niente, tanto più che il maschio non è un praticante dell'arte del broncio stile elementari. la comunicazione aiuta a risolvere i problemi, tenerli nascosti servirà solo a crearne di più grandi.
vostra madre invece rappresenta un ostacolo. in quanto donna è rompicoglioni per natura, ma non ha a disposizione il coito per cui lo è al quadrato: considerate ogni minuto che l'uomo passa con lei come la forma d'amore più estrema che si possa provare per un altro essere vivente.
continuerà a fissare le altre donne, è in questo modo che si è accorto di voi perciò non potete tarpargli le ali.
ci sarebbero di sicuro altre cose su cui spendere delle parole, tuttavia mi pare che il succo sia quanto segue: lasciategli i suoi spazi, fatelo sentire importante e considerato. il resto vien da sè.

domenica 11 marzo 2012

pensierino del giorno-11/03/2012

tutti quanti abbiamo due gambe, due braccia e due occhi.
per me è un motivo sufficiente per garantire eguale dignità e diritti a chiunque venga al mondo, indipendentemente dalle sue condizioni. è sensato introdurre delle disparità di trattamento quando queste servono a regolare situazioni diverse, ma bisogna tener presente che il fine ultimo è comunque l'uguaglianza, solo che in questo caso vi si perviene tramite una diversa via.
non mi spaventano affatto le richieste di diritti da parte di chi ne ha di meno, mentre temo l'arroganza di chi ne vuole più degli altri per soddisfare propri fini egoistici e del tutto slegati dal benessere collettivo.
utilizzare come spauracchio per le folle il legittimo desiderio di certe categorie discriminate di parità di trattamento significa fare un salto indietro di parecchi secoli. l'indice dell'accusa è puntato contro il diverso, che a ben vedere è diverso in un modo assolutamente innocuo; paga solo il fatto di essere da sempre vittima delle persecuzioni religiose monoteiste dall'alba dei tempi fino ai giorni nostri. attenzione, vi dicono, queste persone potrebbero un giorno trascorrere una vita in tutto e per tutto simile alla vostra. embè? si può forse prendere queste parole come una minaccia? a me paiono un'opportunità, un obbiettivo da realizzare.

sabato 10 marzo 2012

pensierino del giorno-10/03/2012

tornando da un viaggio si scopre che il mondo, con una certa antipatia, è andato avanti lo stesso.
son successe cose, piccole o grandi che siano. gli avvenimenti più vicini a noi vengon fuori nel giro di poche ore e si registrano passivamente; seguono entro alcuni giorni le notizie di un certo rilievo, quelle che van sapute per forza.
sfugge alle maglie della rete quella sezione di eventi da studio aperto di internet e questa volta è toccato alla morte di germano mosconi, della quale sono venuto a conoscenza da pochi minuti. per chi non sapesse chi era, suggerisco di digitare il suo nome su un qualsiasi motore di ricerca (ma va?): troverete sia uno stucchevole articolo di repubblica che i suoi più celebri video, dei tributi a tutto quello che quest'uomo ha rappresentato per intere generazioni. a voi scegliere da che parte stare.

venerdì 9 marzo 2012

pensierino del giorno-09/03/2012

ci si rende conto delle bellezza delle cose quando non possiamo più fruirne.
in un modo o nell'altro, siamo destinati a vivere con la testa girata all'indietro e le mani tra i capelli (per chi ancora ne avesse) dal rimpianto.
anche in economia il valore di un bene è dato dalla sua scarsità. cosa c'è di più scarso e quindi di maggior valore di qualcosa che non potrà più essere?