martedì 19 marzo 2013

pensierino del giorno-18/03/2013

Sempre caro mi fu quest’ermo colle
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedento e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiette
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
Inmensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.


commento all'opera: bravo eh, scritta bene, però è evidente come l'autore volesse solo dire che gli piaceva andare su un colle dove una siepe gli ostruiva la vista, ogni volta ci restava male come se fosse la prima e se ne stupiva come un bambino quando gli mangi il naso. a quel punto, spossato per la salita (stiamo pur sempre parlando di un gobbo, storpio e se va bene pure ai limiti della cecità), si fermava infreddolito per la celebre bora delle marche e, pensando bene di aver più caldo rannicchiandosi che non camminando rapidamente verso casa, cercava un modo per non pensare al gelo che gli entrava nelle ossa così iniziava a svarionare, bestemmiando come un turco perchè con tutta quell'aria non riusciva nemmeno a rollarsi un cippone, quindi non gli restava altro da fare che sperare passasse presto maledicendo la natura per tutte le sfighe che gli aveva appioppato, senza peraltro concedere il benchè minimo onere di urbanizzazione in cambio. invece il vento, bastardo come la rucola, si metteva a sibilare attraverso le piante, rendendogli pertanto impossibile concentrarsi su qualcosa che non fosse il gelo che lo attanagliava dall'unghia dell'alluce fino alla punta dei capelli. 
tutt'a un tratto, la folgorazione, o per meglio dire, l'ispirazione: esultante come zio paperone quando scopre un filone d'oro nelle miniere del klondike, anch'egli trova il modo di permettere alla mente di viaggiare lontana e soprattutto senza l'aiuto di psicofarmaci o  droghe sintetiche; a quel punto è così felice che inizia a frugare in tasca dove invece trova una pasticca, ci pensa su due/tre volte dato che i suoi genitori l'hanno sempre messo in guardia da quella robaccia, ma infine la tira giù e si butta per terra dove inizia finalmente il suo trip.

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