domenica 30 marzo 2014

pensierino del giorno-30/03/2014

ho avuto la sensazione che la notizia non sia stata troppo considerata dai media e quindi dai cittadini, ma un paio di giorni fa la nato, l'alleanza atlantica, ha cambiato il proprio segretario: rasmussen sarà sostituito da stoltenberg che no, non giocava ala destra nel bayern monaco e non è nemmeno giocatore di hockey su ghiaccio.
nella mia modesta opinione è però colui che ha scritto le più importanti pagine di democrazia degli ultimi anni.
lui era primo ministro norvegese quando accadde la tristemente nota strage di utoya, che per gli smemorati si può sintetizzare così: un pazzo scatenato ha ucciso settanta e più adolescenti (e in contemporanea ha pure cercato di far fuori proprio stoltenberg, per fortuna fallendo).
dopo un episodio del genere in italia come minimo sarebbero stati sgomberati un paio di centri sociali tanto per cominciare, poi sarebbero iniziate le ronde padane contro non si sa bene chi se non se stessi e i forcaioli avrebbero invocato il diritto a girare armati.
al di là delle battute, è evidente che qualunque uomo politico avrebbe potuto trarre facilmente dei consensi da questa vicenda battendo il pugno sul podio dal quale parla.
lui no.
lui ha detto, anzichè demonizzare qualcuno o qualcosa, che al male avrebbero reagito con più democrazia e più umanità e che la loro risposta sarebbe stata più democrazia e più libertà, ma non per questo più ingenuità.
il papa francesco dei politici. l'evangelico porgi l'altra guancia ma stai in guardia.
ciò non ne fa il più grande statista vivente, ma probabilmente colui che ha pronunciato le parole più sagge di questo secolo.

sabato 29 marzo 2014

pensierino del giorno-29/03/2014

alla nostra età le rotture lasciano alcuni strascichi negativi: c'è chi sente la mancanza della sicurezza, chi del sesso, chi banalmente di dei momenti di condivisione della vita quotidiana.
sentiamo un piccolo vuoto dentro di noi e non è una metafora, è proprio quella sensazione, quasi ci avessero tolto un pezzo da dentro che eravamo abituati a percepire e d'un tratto non c'è più.
a pensarci bene è poca roba, indipendentemente da quanto quel pezzo possa essere grande o importante. per la nostra generazione vale la regola aurea incisa nella storia dal vate supremo, al secolo max pezzali, che in uno dei suoi vangeli ricorda ai discepoli che come dicon tutti il tempo è l'unica cura possibile; per i minuziosi e amanti delle statistiche registriamo che è solo l'orgoglio a metterci un po', un po' di più per ritirarsi su.
ad ogni buon conto, è poca roba. davvero. e quest'introduzione per sminuire gli pseudo-drammi del nostro tempo serviva solo a entrare nell'argomento.
all'età dalla quale vi scrivo molti dei nostri genitori erano più o meno come noi, nel senso che passavano da una storia a un'altra. sono stati i primi a smetterla di fermarsi al primo fidanzato.
per i nostri nonni invece era tutta un'altra storia.
una volta che trovavi una quella era e potevano esser separati solo dalla morte.
già. la morte.
è facile troncare una relazione quando le carni sono ancora fresche, il mondo e i suoi sette miliardi abitanti pronti ad accoglierci, gli anni si aprono davanti a noi dritti e infiniti come la torino milano all'altezza di rondissone, un rettilineo che sembra non terminare mai, neanche una volta arrivato a destinazione (infatti prosegue fino a trieste!).
gli eventi degli ultimi tempi mi hanno però portato a chiedermi come dev'essere andare a letto e non avere al proprio fianco quella persona dopo sessant'anni o più, magari figli, eventuali nipoti, per alcuni perfino bis-nipoti. quando ormai la vita è uno stanco trascinarsi verso il traguardo e le giornate si compongono di un lento scivolare nei ricordi e la memoria, cinica, fa difetto proprio in quel momento.
ormai la routine è diventata alienante, a fatica ci si parla, però si continua a condividere il letto.
inutile negarlo, anche se facendo il conto non è vero hanno passato tutta la vita insieme. la sola e unica vita fianco a fianco.
poi, d'improvviso, quel posto nel letto rimane vuoto. il cuscino non recherà più le tracce di una testa, le lenzuola e le coperte non saranno più in disordine.
negli occhi di chi l'ha vissuto ho intravisto l'anticamera della morte stessa. del resto, vale sempre il principio per cui non si desidera veramente qualcosa finchè non possiamo più averlo e quindi anche a ottanta, novant'anni c'è un rifiorire dell'amore, risboccia una passione che si riteneva sopita da anni sotto strati di consuetudine e ripetitività. anche a noi giovinastri può capitare di accorgerci di desiderare qualcosa solo nel momento in cui la smarriamo, ma succede tutto a velocità infinitamente superiore, situazioni in continua evoluzione nel giro di pochi mesi. e a confortarci c'è il pensiero di un futuro che qualcosa ci può riservare, se avremo la forza di volerlo cogliere.
ai nonni il futuro riserva solo la fine e per di più la dovranno affrontare da soli.
chissà se nell'ultimo momento di lucidità si prova più tristezza per chi si abbandona o più felicità per chi si ritrova.

venerdì 28 marzo 2014

pensierino del giorno-28/03/2014

per una volta affronto l'argomento non solo come soggetto pensante, ma proprio come persona in quanto tale quindi con i suoi attributi vari che interagisce col mondo. arrivato all'alba di un'età ormai considerevole, sto iniziando a maturare riflessioni anche critiche su alcune scelte che ho intrapreso nel corso della vita e in alcuni casi si tratta proprio di principi, caposaldi, qualcosa che ho considerato come basilare nella mia condotta.
uno di questi è il fumo.
ho da sempre sposato una posizione iper-talebana, ma roba che in confronto giovanardi è aperto alla liberalizzazione delle droghe leggere. nemmeno mai provato a fare un tiro. un'ascesi da vegano.
col passare del tempo, tuttavia, ho realizzato una serie di cose.
innanzitutto, di qualcosa prima o poi moriremo tutti, come avevo già accennato nell'intervento sulle diete; certamente non è molto utile accelerare la tempistica, ma concedersi qualche vizio di tanto in tanto non penso sia frequente causa di morte. probabilmente il nostro organismo ci mette di più a smaltire abbuffate pantagrueliche o clamorose e smemorate sbronze che un paio di sigarette, quindi tutto sommato anche il danno può essere contenuto, laddove uno se lo conceda appunto come svago e non come regolarità.
il passaggio successivo è invece quello cruciale.
la sigaretta è ormai un oggetto di comunicazione.
forse oggetto di comunicazione è esagerato e non so bene che cazzo voglia dire.
riformulo: la sigaretta è scenica.
ci sono momenti nei quali uno si rende conto che dovrebbe proprio fumare. in quel preciso momento lì, poi magari smettere fino alla successiva sigaretta scenica, però in quell'istante è necessario farlo.
potrebbe derivare dal fatto che per trovarsi una giustificazione i fumatori si auto-suggestionino con alcuni punti della giornata che hanno destinato, iuris et de iure, al fumo; quasi volessero suffragare con dei punti fermi, manco avessero una validità scientifica, il rituale della sigaretta.
l'industria cinematografica in questo non è stata da meno, perciò sommando le due cose otteniamo un certo imprinting tanto sui fumatori quanto sui non.
e in effetti devo dire che ogni tanto vien davvero voglia di provare a recitare con quest'aggeggio in mano, aspirare boccate, scenerare, espirare, gesticolare, penso che mi sentirei sul set di un film.
la sigaretta dopo il sesso.
la sigaretta durante le litigate.
la sigaretta fumata sotto il portone di casa con gli amici.
la sigaretta delle pause durante i viaggi.
la sigaretta dei discorsi importanti.
la sigaretta prima degli esami.
la sigaretta dopo gli esami.
la sigaretta dell'insonnia.
la sigaretta prima del pre-partita allo stadio.
la sigaretta dei momenti di svolta.
la sigaretta numero uno.
la sigaretta numero ultima.
la sigaretta numero uno-bis.
la sigaretta numero ultima-bis.
la sigaretta di quando stai per partire.
la sigaretta di quando stai per tornare.
la sigaretta dopo il caffè, se solo bevessi caffè ma invece no.
la sigaretta durante il pensierino.

 

giovedì 27 marzo 2014

pensierino del giorno-27/03/2014

percorse nuda sulla punta dei piedi i pochi metri di pavimento freddo che la separavano dal suo lato del letto. s'infilò rapidamente sotto le coperte, cercando a memoria la sua posizione preferita sul petto di lui, che la aspettava immobile. le passò un braccio intorno alla testa e lasciò che la sua mano gli cingesse il torace, posandosi dolcemente come una foglia accarezzata dal vento d'autunno.
a lei dava sicurezza la ritmicità del suo respiro, ammirava la placidità e la calma con la quale affrontava tutto questo. il battito del cuore scandiva gli attimi e le sembrava che pompasse sangue anche dentro le proprie vene. chissà, forse sarebbe bastato per tutti e due.
non le aveva detto una parola da quando era rientrata tra le lenzuola.
come diamine fa, si domandò lei.
lui teneva lo sguardo fisso in un punto oltre i piedi del letto, all'altezza del mobile dozzinale di finto legno sul quale giacevano ammucchiati alcuni vestiti con delle fotografie, apparentemente in trance se non fosse stato per la mano che lentamente le sfiorava i capelli, quasi avesse paura che la fretta potesse rovinare qualcosa, poi planava docilmente sulla liscia pelle del collo e la accarezzava col dorso della mano ripercorrendo i punti nei quali poco prima aveva affondato le sue labbra.
come faceva a restare impassibile, le labbra serrate e il battito sicuro di chi sta veleggiando sospinto da un leggero vento di poppa, mentre lei nonostante la tranquillità ostentata e camuffata dal silenzio stava affrontando una tempesta aggrappata a un pezzo di legno? temeva quasi che lui potesse accorgersi dell'uragano che le si era scatenato dentro dalla violenza con la quale la stava sconquassando e più di ogni altra cosa temeva le domande al riguardo.
nel silenzio oscuro della stanza le loro dita s'intrecciarono scambiandosi lunghi messaggi. quelle di lei suonavano una litania di scuse per quello che avrebbe detto, quelle di lui opponevano un forte rifiuto.
le dicevano seguimi, non sappiamo che ora sia del giorno o della notte, abbiamo solo il calore dei nostri corpi a farci da guida. viaggiamo senza tempo, fuori dallo spazio, oltre il letto si apre il mondo intero. non importa quanto la burrasca possa volerti inghiottire, resta aggrappata al relitto e passerò io a salvarti dall'ira funesta dei flutti. faremo vela oltre le colonne d'ercole, sospinti dagli alisei costeggeremo l'africa e le foci dei suoi fiumi verdi e limacciosi, quindi doppieremo il capo di buona speranza e da lì seguiremo le vie delle spezie e della seta, sfideremo i monsoni e sfoglieremo tramonti sulle palafitte fino a confonderci tra le popolazioni primitive che abitano negli arcipelaghi australi. vivremo il freddo della terra del fuoco e il sole cocente dei caraibi alla ricerca di un galeone perduto, poi ricominceremo da capo.
senza mai alzarci dal letto.
lei strinse più forte le dita, era finita. ormai la decisione era presa, irrevocabile. eppure il suo battito non cambiava frequenza, la cassa toracica si alzava con la stessa irritante regolarità.
perchè non possiamo diventare pirati, chiese tutt'a un tratto lui squarciando il silenzio ma senza spostare lo sguardo.
voglio dire, proseguì, pirati cavallereschi. punteremmo solo ai vascelli battenti bandiera europea, chiederemmo loro un congruo prezzo per risparmiare le vite umane e ci allontaneremmo con un inchino togliendoci il cappello a tricorno mentre quei parrucconi restano lì impalati a guardare la nostra goletta allontanarsi.
improvvisamente, mentre parlava, capì. allentò la presa delle dita fino ad abbandonarle completamente inermi tra le sue.
le aveva dato la certezza di esserci, giano bifronte dei rapporti che rappresenta tanto l'aspirazione quanto la fine di ogni cosa perchè quando sopraggiunge non c'è più ricerca, tensione, lotta, scontro, tutto si appiattisce nella normalità e nella consuetudine. si diventa scontati. desideriamo solo quel che non abbiamo e lei ce l'aveva, o pensava di averlo. sarebbe finito nella stessa cesta dei vecchi giocattoli dagli occhi neri e inespressivi.
ma per lei era ormai tempo di tirar fuori la burrasca, dopo il momento più bello era giunta l'ora del rintocco meno lieto della campana. gli rispose che sì, l'idea era anche suggestiva, ma a un certo punto lo avrebbe abbandonato nottetempo, dopo essersi presa metà dei dobloni, non uno di più, precisò. forse un giorno le loro rotte si sarebbero incrociate di nuovo e avrebbero sparato un colpo di cannone per salutarsi.
lui non ribattè, mantenne la propria compostezza. fu in quel momento che lei si stizzì, non capendo da dove traesse quest'apatia ascetica. non le sarebbe neppure mancato, pensò quando vide i suoi talloni che uscivano dalla porta per l'ultima volta.
sul momento provò col cuscino a ricreare la forma del suo corpo, ma non andava bene, gli mancava il respiro, voleva sentire la pelle nuda scattare a ogni contrazione del cuore e non quel piatto cotone monocromatico. dopo aver invano provato a prendere sonno si alzò e andò a fare colazione, o pranzo, non avendo la minima idea di che ora fosse.

mercoledì 26 marzo 2014

pensierino del giorno-26/03/2014

la nuova frontiera della mediocrità è il potrei ma non voglio.
i vorrei ma non posso son persone con le quali solidarizzare: hanno buona volontà, obiettivi, ambizioni, purtroppo mancano i mezzi o magari solo un pizzico di fortuna. fatto sta che restano ancorati al grigiume non per una loro scelta volontaria e consapevole, bensì per una serie di eventi esterni sui quali non hanno alcun potere e/o controllo.
invece i potrei ma non voglio son quelli che farebbero incazzare come una pantera anche suor germana.
il loro motto vitale è "sto bene così" e si applica a qualsiasi campo.
lavorativo: in fondo mi pagano bene, che bisogno ho di sbattermi per una promozione? (ma se giri in autobus perchè non puoi permetterti un motorino);
sentimentale: stiamo bene insieme (ma se siete così pallosi che la gente piuttosto che uscire con voi si offre come cavia per un nuovo virus letale o si procura ferite da codice rosso al pronto soccorso);
accademico: in fondo è solo un pezzo di carta (ma se quando farai i colloqui manco guarderanno il tuo curriculum, quindi nemmeno c'arriverai ai suddetti colloqui);
sportivo: meglio non vincere troppo, altrimenti sai le pressioni, i fastidi (ma allora che cazzo giochi a fare, stai a casa ad ammirare il ritratto di de coubertin se per te non fa alcuna differenza);
politico: tanto è il solito magna magna (ma se t'incazzi ogni giorno per la situazione del paese);
culturale: non mi va di impegnarmi (ammazzati).



martedì 25 marzo 2014

pensierino del giorno-25/03/2014

-papà-
-eh-
-posso farti una domanda?-
-se proprio devi-
-perchè mi ci hai portato alla fine?-
-come sarebbe a dire perchè? mi hai stracciato le palle all'inverosimile, ti pare poco? non che questo basti ogni volta, ovvio, però stavolta volevo che tu fossi messo di fronte alla dimostrazione che tutto quello che ti ho sempre detto non è nient'altro che la pura verità-
-va beh ma io...-
-questa settimana il tuo campionato di basket è fermo quindi non perdi niente di importante e per una volta si può fare, ma sappi che deve rimanere un episodio isolato-
-non voglio mica lasciare il basket per fare il tifoso di calcio. è che te non me ne hai mai voluto parlare, anche se mamma mi ha sempre detto che è stata la cosa più importante della tua vita-
-è solo per questo che hai insistito così tanto? per curiosare nel mio passato? guarda che sei fuori strada, quei tempi non torneranno più, non ti divertirai-
-all'asilo i miei amici tifavano per le squadre dei loro papà e anch'io volevo farlo. ho dovuto chiedere a mamma quale fosse la tua squadra, non volevi dirmelo. poi crescendo non è che sia mai stato un grande appassionato, però ora ho questo desiderio. se per te ha avuto un significato così profondo ci sarà un motivo, o no?-
-c'era-
-e ora?-
-no, non più. hanno fatto tabula rasa, azzerato la passione, creato un prodotto per le televisioni. ci manca solo che scendano in campo col copione delle giocate da fare-
-esageri. ho visto un sacco di video dove...-
-i video. lascia perdere i video. già quando ero ragazzino io si andava verso l'inarrestabile declino, a un certo punto superammo la china e fu un continuo rotolare giù, travolgendo tutto quanto.-
-questo è l'unico discorso che ti abbia mai sentito fare, lo tiri fuori quando sbuca l'argomento pallone a tavola, come se ne avessi paura-
-è una cosa che non puoi capire. quando avevo qualche anno più di te credevo davvero in queste cose, erano la mia priorità. organizzavo la vita intorno a quello, il resto poteva esistere se non si poneva in contrasto. ho fatto rinunce, non me ne pento e lo rifarei, ma solo per orgoglio. non voglio assolutamente che tu commetta il mio stesso errore-
-hai deciso comunque di portartelo dietro tutta la vita-
-perchè andava oltre una squadra. era una filosofia, un modo di vivere, un'identità. al punto che spesso mi importava poco di quello che accadeva in campo. dicevamo di essere tifosi al di là del risultato-
-e poi?-
-e poi cosa?-
-perchè non hai mai voluto che se ne parlasse a casa?-
-a tua madre non interessava e a me faceva più ribrezzo che altro. ho voluto instradarvi su altre passioni affinchè il discorso non saltasse fuori. se uno accetta che entri poi quello si prende tutto. io invece ho cercato di escluderlo dalle nostre vite, ma purtroppo o per fortuna sei cresciuto ed è giusto che tu faccia le tue scelte-
-quindi hai intenzione di raccontarmi qualcosa o no?-
-dubito, almeno per il momento. in futuro, chissà. ma confido sul fatto che tu perda qualunque interesse nel chiedermelo-
-pensi che non mi piacerebbe?-
-questo non posso saperlo. ma di sicuro non si può vivere con la testa ficcata nel passato e sguazzare nei ricordi come se fossero il presente, men che meno se sono ricordi tramandati da altri, che uno non ha vissuto. il presente è questa merda di musica che senti arrivare dallo stadio e le ballerine in campo. se la gente si diverte così, buon per loro. alcuni sono incoerenti, la maggior parte lobotomizzati. io ho smesso tanto tempo fa, quando ho capito che non ce l'avrei fatta a cambiare nulla. forse non ne avevo voglia perchè sapevo già che sarebbe finita male, però fatto sta che non m'impegnai neanche. lontano dagli occhi, lontano dal cuore. anche se ora vedere tutto questo mi fa male.-
-io invece son curioso, un sacco di persone si divertono e ci vanno a ogni partita, perchè non potremmo passare due ore serene pure noi?-
-tu puoi fare quello che credi. per me sarebbe troppo doloroso. come vedere una ex che non hai mai smesso di amare ridotta a fare la battona sul marciapiede nonostante tu abbia cercato di rimetterla in carreggiata. lei non ne voleva sapere e tu l'hai lasciata; dopo tanti anni non puoi che dispiacerti, anche se hai passato la maggior parte del tempo a maledirla.-

lunedì 24 marzo 2014

pensierino del giorno-24/03/2014

mi sento in vena di aforismi.
pertanto affermo solennemente che non esistono porte difettose, ma solo uomini che non le sanno chiudere.

domenica 23 marzo 2014

pensierino del giorno-23/03/2014

in teoria al supermercato bisognerebbe indossare i guanti quando si mettono frutta e verdura nei sacchetti.
suppongo ciò accada a tutela degli altri consumatori, per evitare che le nostre sporche manacce possano contaminare i prodotti esposti negli scaffali.
ammesso e non concesso che il contatto di un paio di secondi coi nostri polpastrelli sia più nocivo del bombardamento di pesticidi-insetticidi-scatarrate dello zio michele cui li sottopongono dalla semina in poi, chi garantisce che durante la filiera non vengano maneggiati da qualcuno?
inoltre, mentre scegliamo i guanti può capitare di toccarne altri infettandoli coi nostri terribili germi e condannando quindi la povera famiglia che verrà dopo di noi a una terribile morte per avvelenamento per esserci dimenticati di lavarci le mani.
si apre un regresso all'infinito. meglio lasciar perdere e andare a colpo sicuro con la mano nuda.
dà anche quel brivido di trasgressione, come quando non si mette la cintura di sicurezza facendo manovra per uscire dal parcheggio o si lascia la macchina senza il parcheggio pagato per più di cinque minuti.
stay hungry, stay rebel.

pensierino del giorno-22/03/2014

il discorso è molto semplice e lineare: di qualcosa dobbiamo morire tutti quanti. credo fermamente nell'ottimizzazione della felicità, ossia nello sfruttare il più possibile i piaceri che la vita ci offre. estremizzando il concetto, bisognerebbe andarsene lasciando in banca giusto i soldi necessari per il funerale, ma anzi manco quelli, sai che bello scherzetto agli eredi?
quindi tenderei a godere il più possibile per il maggior tempo possibile. del resto prolungare nel tempo il godimento non è altro che aumentare la dose dello stesso e quindi della nostra felicità.
orbene, mi chiedo invece cosa pensino di tutto ciò le persone che si sottopongono a rigide diete. siccome di solito i bambini mangiano di tutto, conosciamo più o meno i cibi a cui decidiamo di rinunciare e magari molti di loro piacciono pure. è normale e logico che alcuni siano costretti a farlo ma in maniera funzionale a qualcosa, come succede per gli atleti o per coloro che hanno alcune malattie/disturbi/intolleranze varie, ma perchè privarsi della gioia del cibo? immagino che non mi parlerebbero di un sacrificio, anzi il mangiare soltanto alcuni alimenti ben individuati dà loro la stessa gioia che a me posson dare tutte le porcherie che scofano quotidianamente.
dato che mi sembra ragionevole presumere una loro impronta salutare e/o salutista, bisogna poi chiedersi fino a che punto possa davvero garantire un miglioramento: siamo sicuri che mangiare solo bacche e radici in un'inquinata città del nord italia sia poi questa svolta per il nostro organismo? mi permetto di dubitarne.
o si  fa come il protagonista di due di due, oppure tanto vale rassegnarci al fatto che non riusciremo a difenderci dai mali del mondo.

pensierino del giorno-21/03/2014

come migliorare il mondo in pochi e semplici passi, lezione due.
bisognerebbe incentivare la diffusione dei ganci per i cappotti nei locali pubblici. in italia, beninteso con le dovute differenze a seconda della regione, da ottobre ad aprile è necessario girare con una giacca, che poi potrà essere più o meno pesante. ogni volta che ci si trova seduti al chiuso sorge spontaneo il problema della collocazione di quest'indumento che, data la penuria di appendiabiti, bisogna inevitabilmente tenersi sulle gambe o metterlo sul tavolo a scapito dello spazio a disposizione e con enorme rischio di rovesciarvi sopra qualcosa.
tutto questo si potrebbe evitare se ai banconi dei bar e ai tavolini più alti si mettessero gli appositi gancetti. un'ottimizzazione dello spazio della quale trarrebbe giovamento l'umanità intera.
spero solo non mi rubino l'idea per poi brevettarla e farci vagonate di soldi mentre io continuo a dovermi arrabattare rubando pneumatici nel vicinato o scassinando i carrelli per fregare i cinquanta centesimi.

sabato 22 marzo 2014

pensierino del giorno-20/03/2014

come migliorare il mondo in pochi e semplici passi, lezione uno.
quando siete in macchina e vi accingete a frenare poichè il semaforo è rosso, fatelo cercando di occupare il maggior spazio possibile a vostra disposizione. che non significa inchiodare a ridosso del cofano di quello davanti, ma semplicemente non lasciare diciottomila metri tra la sua macchina e la vostra. il traffico intero e soprattutto quello dietro di voi che perderà il verde per una frazione di secondo ve ne saranno grati.

pensierino del giorno-19/03/2014

sapevo che una volta gli uomini si facessero crescere le unghie per mostrare la propria ricchezza: solo chi non deve lavorare può permetterselo, infatti un contadino avrebbe molta difficoltà a mantenerle tali.
mentre questo vezzo è pressochè scomparso al giorno d'oggi, più che altro perchè si ostenta in altro modo e quasi tutti sono costretti a lavorare in una maniera o nell'altra, ho notato che alcune persone anziane continuano a portare l'unghia lunga del mignolo. spulciando su internet mi è parso di capire che il motivo sia lo stesso, anche se ormai avrebbe più senso ammettere che la si usa per pulirsi meglio le orecchie in assenza di appositi cotton fiocc o per scaccolarsi in maniera più esaustiva, utilizzi comunque nobilissimi, specie se uniti a un'altra dimostrazione di gusto sopraffino che consiste nello sfruttare l'artiglio per grattare meglio e con maggior precisione le zone intime.

pensierino del giorno-18/03/2014

hai le scarpe slacciate.
grazie dell'inchino.

lunedì 17 marzo 2014

pensierino del giorno-17/03/2014

qualche giorno fa ho letto da qualche parte e temo che la fonte sia davvero poco autorevole, per quanto interessante lo spunto, che il tradimento sia tale solo perchè noi lo concepiamo così. di per sè è un atto come un altro, è stata la cultura occidentale a connotarlo negativamente. sarebbe peraltro sbagliato scaricare tutta la responsabilità sulle spalle del cristianesimo: per quanto abbia certamente contribuito a diffondere e a plasmare quest'idea secondo la propria morale, già i greci avevano il concetto di adulterio.
non si trattava dello stesso che possiamo rinvenire presso i cristiani, giacchè si tratta di un'offesa all'uomo inteso come maschio della coppia e al suo onore, al massimo ai suoi figli. non viene in rilievo la dualità della coppia, è come se avesse danneggiato un oggetto di sua proprietà rendendolo inservibile.
l'evoluzione del pensiero ha poi portato, attraverso varie tappe, a identificare nella relazione tra uomo e donna il bene da proteggere, poichè solo al suo interno può nascere e svilupparsi la famiglia.
ora va piuttosto di moda fare quelli di ampie vedute, che ficcano o se lo fanno ficcare qua e là, eppure non riusciamo a scrollarci di dosso la difficoltà nel perdonare dopo il tradimento. che non significa che non accadrà, ma che per tutti è un passaggio piuttosto duro che comporta sofferenze, rimuginare, confrontarsi, confidarsi, insomma non un qualcosa di automatico, una presa di conoscenza. ed è abbastanza normale che sia così, perchè finchè continueremo a chiamare tradimento quello che accade fuori dalla coppia sarà impossibile che si scrolli di dosso la forte carica negativa dalla quale è ammantato.
le conseguenze, tuttavia, fanno paura: venuto meno il tradimento viene anche meno l'idea di coppia e della sfera d'intoccabilità che la circonda, o meglio che dovrebbe farlo. non credo che la società sia pronta a vivere relazioni realmente aperte, e ciò per un motivo molto banale: dopo un certo periodo si tende a volere l'esclusiva sull'altra persona ed è qui che sorge il grande interrogativo odierno.
arriviamo a questo, cioè a volere un rapporto chiuso agli estranei, per effetto di secoli di cristallizzazione culturale, oppure perchè è la nostra stessa natura a spingerci in questa direzione?
più il mondo va avanti e meno riesco a rispondermi: sono retrogradi coloro che difendono la visione più tradizionale o illusi coloro che propugnano un cambiamento?

pensierino del giorno-16/03/2014

è giusto che arrivi il tempo della disillusione: siamo vittime della nostra pigrizia. vittime totali, clamorose, eterni sconfitti. ci piace sentire il cuore che scandisce lentamente i secondi, vogliamo che le nostre membra siano rilassate e mai contratte, la mente libera da problemi di qualunque genere.
invece otteniamo le più grandi soddisfazioni ogniqualvolta riusciamo a battere l'indolenza e a darci da fare: sia che si tratti di praticare attività sportiva, che uscire la sera, ma più in generale di fare qualcosa, una qualunque attività.
in particolare, abbiamo un gusto speciale nel crogiolarci tra le coperte. per certi versi mi ricorda l'autocommiserazione: chiudersi dentro a un bozzolo per non affrontare il mondo e in questo caso pure con una barriera fisica, le lenzuola, e una mentale, il sogno.
però sappiamo benissimo che esiste un momento nel quale potremmo davvero vincere la pigrizia ed è quell'istante nel quale ci ritroviamo con gli occhi spalancati. lì siamo sulla china: se decidiamo di farci forza e uscire dall'alveo iniziamo la giornata approfittando del picco di energie disponibili, altrimenti precipiteremo per la scarpata e quando finalmente ci alzeremo con immane fatica comincerà l'ennesimo conto alla rovescia per le ore che ci separano dalla prossima ronfata. riuscire ad approfittare di quella frazione di secondo concede benefici sul lungo termine, ma sul lungo termine saremo tutti morti diceva keynes. e pur non essendo nè economisti nè banalmente a conoscenza di chi fosse keynes, il rotolar c'è dolce in questo letto.

sabato 15 marzo 2014

pensierino del giorno-15/03/2014

concludo questo excursus metaforico con una delle più importanti leggi che regolano le dinamiche della cosmogonia intera. cosa sia la cosmogonia lo ignoro, ma volevo dare l'idea dell'ordine dell'universo intero, come se avesse una struttura rigida che poggia su questo assioma.
temo di averne già parlato in precedenza, ma sticazzi dopo otto anni di blog e quasi ottocento interventi solo qua sopra son sicuro che mi perdonerete. nel dubbio lo dirò con parole diverse, quindi fate finta sia una roba nuovissima e sconvolgente.
i più attenti avran già capito dove sto andando a parare: si tratta della legge di nereo rocco, più precisa di una tac, più algida di una radiografia, più infallibile della gravità.
nereo rocco, sul quale vi risparmio la retorica circa il fatto che fosse uomo d'altri tempi, fu allenatore di calcio molto famoso negli anni cinquanta e sessanta. la sua legge recita lapidaria: in campo come nella vita.
chiunque può riempirla e colorarla come meglio crede, tratteggiandone i contorni e aggiungendovi sfumature varie, ma il messaggio è chiaro e diretto per tutti.
il calcio, come già ricordato metafora per eccellenza della vita, ci mette a nudo. è come se fossimo fatti di vetro mentre inseguiamo la palla, calciamo, corriamo, ci spintoniamo. i nostri movimenti riflettono quello che c'è dentro di noi e ogni singolo gesto ha un preciso significato circa la nostra personalità, dal modo col quale ci relazioniamo coi compagni a quello con cui lottiamo con gli avversari e come trattiamo la palla.
e lo si capisce dall'esterno, anche chi è poco pratico di questo sport lo nota subito.
gli stronzi li sgami sul campo.

venerdì 14 marzo 2014

pensierino del giorno-14/03/2014

la metafora del calcetto, nota anche come la prima legge del futsal.
essendo il calcetto uno sport con numero legale di partecipanti pari a dieci, è necessario che chi organizza trovi altri nove elementi. e fin qui nulla di sbalorditivo.
quello che accade nella prassi, ahimè sempre più spesso, è che si abbia difficoltà a reperire validi pedatori. non potendo giocare in sette e non potendo nemmeno trovare solo giuocatori semi-decenti, si è giocoforza costretti ad azzerare i propri filtri e a raschiare il fondo del barile, per cui arriva al campo gente con le scarpe prestate dal vicino, persone che chiedono le regole, altri che non sapevano si pagasse, chi chiede quanto valga ogni canestro, chi porta una racchetta e poi il peggiore, quello col completino originale della squadra tale che sta sulle palle a tutti e per di più è pure scarso.
la partita in questi casi è più simile a uno spettacolo a luci rosse che a una manifestazione sportiva, la cui riproduzione è vietata per legge nella quasi totalità degli stati aderenti all'onu.
quale insegnamento trarre dalla vicenda?
molto semplice: quando il raggiungimento di una quota, di un certo numero, di una percentuale, è inderogabile e in alcun modo evitabile, non essendo il mondo sottoposto a una divisione maniche tra belli e brutti, buoni e cattivi, fenomeni e brocchi, si creeranno in qualche modo delle distorsioni. si farà salire sul proprio carrozzone chiunque pur di raggiungere quel traguardo, con risultati ben immaginabili anche senza grandi sforzi di fantasia.
se volete, ancora più calzante è molto più simile a situazioni di attualità è il corollario alla prima legge del futsal, elaborato da peter van goof: è un'idea del cazzo pretendere che i dieci partecipanti a una partita di calcetto indossino, in misura paritaria, due diverse marche di scarpe.

giovedì 13 marzo 2014

pensierino del giorno-13/03/2014

le metafore sono importanti, per me importantissime. non arrivo a dire che vivo di metafore, ma siamo lì.
ovviamente la metafora principale, maxima, è il calcio, dentro il quale è racchiuso l'intero significato della vita con i suoi inevitabili corollari (vedasi la celeberrima legge di nereo rocco al riguardo).
una delle mie preferite in tema di rinnovamento e che trova vasta applicazione nel campo della politica è quella dell'automobile.
la domanda è semplice: prima di buttar via un'automobile, provereste almeno a ripararla?
nel senso che prima di passare col machete a falciare tutto ciò che si muove a pelo d'erba, perchè non provare a vedere se e in che misura si può evitare un mutamento così drastico in favore di una riparazione?
la riparazione già di per sé presuppone un miglioramento, purchè vengano individuati i veri problemi da cui il veicolo è affetto, logicamente affidarla a un meccanico incompetente sarebbe una scelta poco accorta, ma lo è anche portarla dalla casa madre che dice eeeeeh no qua c'è una gomma bucata, meglio comprarne una nuova.
dovrei aver reso l'idea.

mercoledì 12 marzo 2014

pensierino del giorno-12/03/2014

la parola più bella del mondo è procrastinare. scoperta da un gruppo di scienziati non più tardi di una decina di anni fa tra scatoloni di vecchi fumetti e abat-jour ormai fuori moda nella cantina di un autista di pullman di vercelli ormai in pensione, da quando è stata liberata ha scalato le classifiche europee e mondiali, vincendo addirittura tre dischi di platino consecutivi.
adesso ha nel mirino un pulitzer e il nobel per la letteratura, gli unici due premi di una certa rilevanza che inspiegabilmente non figurano ancora nel suo palmares.
la comunità scientifica è ormai concorde nel ritenerla un ottimo fertilizzante, efficace come farmaco anti-depressivo e soprattutto cura naturale per la fertilità. ancora ignoti eventuali impatti sulla ricrescita dei capelli, anche se si dubita di un suo possibile utilizzo in tal senso nel prossimo futuro.
se dosata con sapienza può essere impiegata per condire insalate, arrosti e perfino la carbonara, com'è stato registrato in una losca bettola alle porte di velletri.
last but not least, quando pronunciata nel momento giusto ha capacità attrattiva nei confronti di due persone di sesso opposto.

martedì 11 marzo 2014

pensierino del giorno-11/03/2014

facciamo due calcoli.
nel mondo vivono circa sette miliardi di persone.
tra europa e stati uniti, le zone che interessano alla nostra indagine, possiamo fare un miliardo e mezzo, stando larghi.
togliendo vecchi (si comincia a esser vecchi a 40 anni) e bambini secondo me scendiamo a cinquecento milioni.
conosco di faccia almeno millecinquecento persone, con questo voglio dire che al volto saprei abbinare un nome o almeno qualcosa che lo identifichi. essi vivono tutti tra le due aree summenzionate.
orbene, significa che conosco una persona su trecentotrentatremila ripetuto. non moltissimo.
tutto questo era necessario per giungere alla domanda fondamentale: quali sono le possibilità che aprendo un pornazzo mi ritrovi una persona che conosco lì dentro? e che salti su esclamando perdincibacco quella è la commessa del supermercato piuttosto che il postino dall'aria sempre un po' afflitta.
sarebbe il mio sogno. purtroppo però le mie conoscenze sono concentrate in italia e sinceramente non è che frequenti molto il mercato nostrano; invece trovo incredibile che nessuno abbia mai sgamato ste americane apparentemente acqua e sapone che poi smaialeggiano di brutto. per esempio, il vicino di casa che saluta la figlia della coppia che vive a fianco mentre rincasa e pochi minuti dopo la ritrova con gli occhiali a fare smorfie strane sul proprio monitor. più che altro la riflessione scaturisce dal numero apparentemente alto di persone coinvolte in questo giro, a parte le professioniste raramente ricordo di aver visto due volte la stessa interprete.
l'unico modo per scoprirlo è approfondire la ricerca.

lunedì 10 marzo 2014

pensierino del giorno-10/03/2014

l'italiano è importante, ma non sempre possibile, parafrasando una celebre pubblicità.
questa volta, evitando di fare il maestrino dalla penna rossa che per inciso non possiedo dalle elementari, mi focalizzerò su qualcosa di più significativo. in una lingua con circa sessantamila lemmi o qualcosa del genere (lemmi eh, non lemmings), è sicuramente difficile destreggiarsi abilmente tra i vari significati e le varie sfumature che questi possono assumere. per citare la mia professoressa d'italiano del liceo, non esistono sinonimi. posizione oltranzista che però non approfondirò in questa sede.
volevo invece richiamare la cortese attenzione di chi legge sull'uso totalmente casuale e caotico, sicuramente non in omaggio al moto browniano, che viene fatto da parte dei media della nostra lingua.
un esempio perfetto ci è dato dal mondo dello sport e più precisamente quando questo s'intreccia con il diritto. orbene, potete ben immaginare che gli atleti siano legati alle società da dei contratti di lavoro e che questi contratti hanno una durata. laddove si vuole che cessino i loro effetti anzitempo, secondo i giornalisti questi contratti vengono rescissi.
peccato che si rescinda un contratto quando una delle due parti ha approfittato dello stato di necessità o bisogno dell'altra e ne ha tratto un vantaggio che poi dovrà essere dimostrato. difficile ipotizzare che possa essere addotta tale motivazione dal calciatore che guadagna sette milioni netti all'anno e vuole andare dove gliene offrono otto. si tratta invece di risoluzione del contratto, altro istituto, di ben più larga applicazione.
forse la parola è meno evocativa, però perchè non usare quella corretta?
discorso analogo si potrebbe fare per la parola lodo. si sente spesso parlare di lodo associato al nome di un parlamentare per indicare genericamente un disegno di legge, ma il lodo è la decisione di un collegio arbitrale, non c'entra una favazza con il processo legislativo.
a questo punto servirebbe una frase di chiusura, magari a effetto, pungente verso questi costumi moderni dai quali ci dissociamo con una punta di fastidio. però non mi viene.
un epigramma ci vorrebbe. notate bene, senz'apostrofo.

pensierino del giorno-09/03/2014

dove va tutto quello che non diciamo?
voglio dire, spesso si dice pensa prima di parlare. quindi bisognerebbe azionare i filtri tra cervello e bocca, che a spanne dovrebbero stare più o meno nella mucosa nasale e mi piace identificarli nelle caccole, perciò occhio ogni volta che vi soffiate il naso perchè per i successivi cinque-dieci minuti siete a forte rischio gaffe. azionare i filtri significa che quando il nostro cervello partorisce qualcosa noi attiviamo dei firewall che vanno a caccia del pensiero e gli fanno una perquisizione scrupolosa al fine di controllare la sua compatibilità con l'ambiente esterno.
offende razze, religioni, sessi? discrimina territorialmente? è socialmente accettato secondo la morale prevalente del posto nel quale ci si trova?
se la risposta è sì, viene dato il via libera e può decollare per poi frantumarsi nell'atmosfera.
se la risposta è no, viene aggredito da degli antivirus sotto forma di succhi acidi che lo corrodono e ne causano il prematuro decesso. tuttavia, i pensieri non muoiono. si possono inibire, si può distruggere una loro registrazione su supporto magnetico o la documentazione cartacea, ma il sostrato continua a vivere.
è come pensare di uccidere la libertà. non si può.
se ritenevo la tal persona una merda continuerò a farlo, indipendentemente dal fatto che lo espliciti o meno.
dunque ci si pone il problema: dove va a finire questo mio pensiero? una parte resta ingabbiata dentro di me, ma quando le sinapsi mandano l'input alle corde vocali si opera una mitosi, come quando ti fanno la multa in doppia copia. dove diamine finisce l'altra? non può essere annientata, come già detto. e allora?
il giovane holden si chiedeva dove andassero le anatre di central park durante l'inverno senza riuscire a darsi una risposta, ma credo che sia il caso almeno di provare a immaginarla.
esiste una sorta di pianeta spazzatura dove tutte le nostre idee incivili vanno a finire e si mettono a fare a cazzotti le une con le altre? un asteroide adibito a ring tipo fight club sul quale i fascisti carogne si scannano coi comunisti zecche mentre gli sporchi ebrei se le suonano con i maiali islamici? dove le troie delle ex finalmente si trovano faccia a faccia con gli stronzi degli ex senza che il codice penale possa in alcun modo limitare il loro comporamento?
sarebbe suggestivo. non vincerebbe nessuno, trionferebbe forse la schiettezza. le idee non muoiono, quindi tra di loro non si possono ammazzare e non avendo corpi da azionare non possono nemmeno nuocere a terzi. tutto sommato non sarebbe male se un posto così esistesse.

domenica 9 marzo 2014

pensierino del giorno-08/03/2014

proseguendo sulla falsariga sdolcinata e glicemica che ormai ho intrapreso da un po', riflettevo sul fatto che se mai dovessi scrivere un libro sull'amore vero non mi focalizzerei su due adulti, nè su due adolescenti alle prese con la scoperta dei propri corpi, nè su ventenni desiderosi di spaccare il mondo e trovare la persona della loro vita con la quale scrivere il lieto fine disneyano.
scriverei dell'amore ai tempi del morbillo e lo ambienterei nella scuola materna. i protagonisti non hanno concezione del futuro, se non quella che viene trasmessa dai genitori quando comunicano qualche progetto, purchè sia a breve termine. vivono fissi nel presente, ma hanno lo sguardo proiettato verso l'infinito, perchè pensano che esista una dimensione del persempre. il contatto con la morte è scarno, quello col mondo degli adulti limitato a quanto vedono in famiglia o apprendono dalle maestre. 
l'unica cosa che conta davvero è divertirsi giocando. non esistono le paturnie che affliggono la vita dei grandi, perciò quando incontrano l'amore lo riconoscono in una forma embrionale, molto legata all'estetica e hanno come riflesso incondizionato la vergogna per questo sentimento sconosciuto che li percorre da testa a piedi, non ne capiscono a fondo le implicazioni ma si rendono conto della sua unicità, perciò ne sono gelosi e lo tengono per sè.
riuscissero, potessero, si nutrirebbero d'amore.

venerdì 7 marzo 2014

pensierino del giorno-07/03/2014

è un argomento sul quale sono bacchettone e rompiscatole, ma perfettamente consapevole di esserlo. quindi insisto.
su repubblica ho trovato scritto un "ha" senz'acca. non c'erano possibilità di errore, era seguito da un participio passato, voleva chiaramente formare un passato prossimo eppure mancava quella consonante muta che da preposizione evolve il lemma in verbo. mi son pure messo a misurare col righello, non l'han fatto perchè altrimenti non ci sarebbe stato il titolo, e poi se proprio sei a corto di spazio togli una virgola, attacca due parole, ma non togliere l'acca.
santo cielo.
repubblica è uno dei quotidiani più diffusi in italia e, dettaglio non trascurabile, rivolto alla classe medio-borghese di sinistra. ora, perchè i lettori tollerano questo scempio, questo continuo vilipendio della lingua italiana? capisco che in una società che vive di corsa ci sia poco tempo per rivedere gli articoli, non esiston più i correttori di bozze, insomma ci si fida troppo di chi scrive l'articolo. lo capisco davvero. eppure continuo a pensare che un errore marchiano come quello salta all'occhio anche rileggendolo una volta sola. si trattava del titolo di un articolo, chissà quanta gente l'ha visto transitare sotto il proprio naso senza dire una parola.
meriterebbe una riflessione più lunga e articolata, ma in sintesi posso dire che per me il decadimento e lo sfacelo di una nazione passa anche per la sciatteria sulla grammatica e l'ortografia.

giovedì 6 marzo 2014

pensierino del giorno-06/03/2014

ci sono giorni in cui è complicato mettere giù un ragionamento sensato oppure costruire qualcosa di articolato e divertente, quindi parte la ricerca all'intervento-lampo, una sorta di blitzkrieg virtuale.
sarebbe favoloso esser così creativi da poter estrarre una freddura dal cilindro, ma purtroppo non è il mio caso.
pensa che ti pensa, si finisce sul versante didascalico del pensierino: diffondiamo la cultura per aneddoti. fondamentale per tutti coloro che giocano a quiz-duello, la conoscenza pret-à-porter condensata in pillole è del tutto inutile se non perfino dannosa, in quanto occupa memoria che potrebbe utilmente essere destinata ad altro.
nella società terzomillenarista che vive di corsa però serve sempre la giocata risolutiva, la frase che spiazza l'interlocutore e ammalia l'interlocutrice. siccome non se ne hanno mai abbastanza, ecco che oggi vi regalo questa perla: l'espressione darsi all'ippica è di matrice fascista.
tal achille starace, rappresentante non so se del governo o del partito, si presentò con un'ora di ritardo a un convegno di medici perchè stava cavalcando il suo destriero e rispose al brusio della platea appunto con questo consiglio.
nella sua intenzione perchè era più vicino all'ideale fascista l'uomo sportivo dell'intellettuale, poi col tempo ha assunto il significato che tutti adoperiamo quotidianamente.

mercoledì 5 marzo 2014

pensierino del giorno-05/03/2014

la sbronza può costituire un modo per allontanarsi dal mondo e dai problemi che ci circondano. funziona un po' come una porta girevole, nel giro di un attimo esci e poi rientri, esci e poi rientri, perchè quando hai bevuto non riesci a restare concentrato su pensieri positivi e ogni tanto riaffiorano quelli che stavi scalciando in fondo alla memoria. più sale il livello etilico e più diventa difficile capire come funziona quella maledetta porta, per cui ogni tanto resti intrappolato dentro e altre volte non sei in grado di rientrare, finchè a un certo punto non rimani definitivamente chiuso fuori.
almeno, fino a quando durerà l'effetto.

martedì 4 marzo 2014

pensierino del giorno-04/03/2014

devo progettare dei mondi paralleli. purtroppo l'unicità della vita i costringe a delle scelte che per definizione sono escludenti. un esempio banale può esser dato dall'università, che molti scelgono in base alle prospettive di carriera futura sacrificando invece le proprie passioni che vengono relegate al tempo libero, a hobby. quando parlano di questa decisione spesso dicono che a loro sarebbe tanto piaciuto ma poi...blablabla.
per ovviare a questo problema, dovrebbero esistere degli universi sistemati in un'altra dimensione in modo che si possano percorrere entrambe le strade. salta all'occhio il problema: bisogna in qualche modo limitarne la proliferazione, altrimenti non basta la storia del mondo per poter vivere tutte le diverse vite.
non so se sia meglio una sorta di scissione dell'anima e quindi sdoppiare la propria esistenza senza che il tempo s'interrompa, ma senza che vi sia comunicabilità, oppure portarne avanti una, mettere in stand-by l'altra e una volta che la prima sia terminata ripartire da lì. certo, il secondo costituirebbe appunto il nocciolo del problema della lunghezza insostenibile, per contro il primo non darebbe alcuna soddisfazione perchè in fin dei conti non sapremmo mai come sarebbe andata se avessimo scelto la direzione opposta, non essendovi come dicevo comunicabilità tra i mondi.
quindi se l'idea è saziare la propria curiosità saremo costretti a optare per lo stop and go, mentre se invece è sufficiente che si possa sfruttare tutto lo sdoppiamento può andar benone.
c'è il problema dell'interazione con gli altri mondi: ipotizziamo che nel mondo originario due persone scelgano di restare nella loro città d'origine e nella clonazione entrambi partano per destinazioni antitetiche. orbene, in questo sviluppo avranno a che fare con l'altro andato via o rimasto? per semplificazione ce ne sbatteremo le palle.
limitiamo a tre eventi la possibilità di sdoppiarsi. cioè è come un bonus del quale possiamo fruire tre volte.
dovendo dire in quali altre situazioni mi sarei voluto vedere, penso che aprirei una finestra nella quale vado a fare l'università all'estero, una nella quale parto con pochi soldi in tasca alla conquista del mondo e un'ultima nella quale vivo da criminale.

lunedì 3 marzo 2014

pensierino del giorno-03/03/2013

gli americani, che sono un popolo meraviglioso, c'insegnano attraverso i loro prodotti cinematografici che se un uomo si siede al bancone di un bar arriva una dopo un paio di minuti una strafiga che non vede l'ora di farsi possedere. sia ben chiaro, non è che lei voglia farsi affascinare e sedurre a colpi di cenette romantiche e attività culturali per poi concedersi una volta conosciuta bene la persona che ha di fronte. no no, gliela sta proprio sbattendo in faccia e perfino con una certa violenza.
lui sorseggia il suo superalcolico a qualunque ora del giorno e della notte, ha lo sguardo già intensissimo e casualmente al suo fianco vi è almeno uno sgabello libero. lei è impeccabile: uscita dalla parrucchiera da massimo mezz'oretta, dove per forza si è recata già truccata e con indosso l'abito da sera che giustamente porta anche alle tre del pomeriggio perchè metti mai che appena finisci di sistemarti i capelli vien voglia di andare a rimorchiare uno sconosciuto in un bar.
lei arriva con la borsetta di quelle piccole che si tengono in mano, ovviamente non ho idea di come si chiamino e ne vado fiero, ma ci siam capiti. lo guarda, lui ricambia, poi lui fissa il bicchiere come se si stupisse di trovarselo davanti. toh, tu guarda! del whisky! chi l'avrebbe mai detto? inclina il bicchiere, annusa, beve un sorso. lei ormai è conquistata e ancora non si sono detti ciao.
ci arriveremo a breve, ma se per caso una scena simile capitasse a una persona normale starebbe lì a pensare come poter attaccare discorso, invece in america son le tizie che prendono l'iniziativa. piuttosto pratico come sistema, non devi neanche pensare a qualcosa di particolarmente intelligente da dire, anzi, correresti il rischio di respingerle.
dunque lei rompe il ghiaccio e da buona contessa prende una roba che farebbe stramazzare un elefante. la sorseggia con dignità e compostezza, la duchessa del kent quanto prende il the delle cinque con le altre madame non avrebbe saputo far di meglio. lui a quel punto porta avanti la conversazione, ma non troppo convinto, ogni tanto deve ricordarsi di essere tenebroso e impenetrabile così torna a fissare il whisky, dove chiaramente ci sono le risposte a ogni sua profondissima domanda esistenziale.
lei prosegue, ammaliata da come lui non la caghi di pezza e dopo un'altro drink leggero a base di morte e alcool puro gli propone di andare da lei a vedere la sua collezione di granelli di sabbia.
troppo facile, pensa lui, mentre con aria da viveur prende la giacca e la segue pigramente verso un amplesso che durerà pochi minuti, ma sufficienti a farla sentire davvero donna per la prima volta nella sua vita. lui invece non ha bisogno dell'orgasmo, è un duro, poi si sporca tutto, bleah.
proviamo a ipotizzare cosa succederebbe se a far così fosse l'ingegner pautasso gino, geometra del comune che nella vita progetta dove fare le strisce blu. pensate che entusiasmo d'uomo.
gino va nel bar solo dopo le sette, perchè prima è chiuso. si siede al bancone e chiede subito un bourbon ai baristi.
i baristi chiedono a lui se ha bisogno di aiuto.
no, solo un bourbon, risponde convinto, ma ormai è già imbarazzatissimo e spera di non dover mai più incrociare quelle persone. sguardo basso, testa incassata tra le spalle, alone della vergogna che s'allarga dall'ascella cercando di raggiungere la cintura, mentre qualche macchiolina fa la sua comparsa sulla schiena.
per mezz'ora è l'unico piciu fermo lì al bancone. lo salva dalla solitudine un venditore di rose che riesce a fregarlo scucendogli ben cinque euro; nel frattempo ne ha spesi altri venti perchè è arrivato al terzo drink ed è ubriaco fradicio, dato che li ha tracannati a stomaco vuoto.
quando ormai è a un passo da una crisi di pianto totale, ecco che inaspettatamente una presenza femminile prende posto proprio accanto a lui. un'epifania mariana lo avrebbe lasciato meno in estasi. lei è alta un metro e ventotto, più larga che lunga, baffo a manubrio e quando parla ha un accento calabrese che butta per terra, specie se accompagnato da quel vaghissimo sentore di cipolla e peperoncino.
ma non importa, lui ne è rapito.
biascicando e sputacchiando tenta una battuta che nelle sue intenzioni dovrebbe essere arguta ma che invece suona come un principio di stalking. lei, senza manco guardarlo, replica che ha preso due consumazioni perchè una è per lei e una per il suo ragazzo.
prima figura di merda a bersaglio.
ma non demorde, si dà un'altra opportunità. ha visto che comunque ci sa fare e non è certo colpa sua se la gente resta bloccata all'interno di questi rapporti privi di qualsivoglia dinamica. si sente perfino ringalluzzito dall'esperienza.
due ore dopo è sul punto di vomitare, si aggrappa con le ultime forze al bancone e ogni tanto si abbiocca pure. ha praticamente fatto fuori lo stipendio di una settimana e l'ultima volta che qualcuno gli ha rivolto la parola erano i venditori di rose che, chiamati dal loro amico, si son messi a canzonarlo.
pensa che tutto sommato non abbia niente da rimproverarsi, ha lottato come una tigre in mezzo ai leoni e l'applauso del pubblico pagante lo sottolineerà. pronto a fare una trionfale uscita di scena, degna di chi ha appena vinto l'oscar alla carriera, viene raggiunto da una soave e melliflua voce, che gli domanda teneramente se si senta bene. un rapido giro d'orizzonte col periscopio gli permette di individuare la fonte sonora: è un viso angelico, leggermente ovale, dall'incarnato sincero e colorito, racchiuso da teneri riccioli che scendono docilmente sulle spalle. si offrono come punto di riferimento due lapislazzuli poggiati dolcemente sopra un letto di efelidi appena accennate.
o almeno così gli appare nonostante l'imminente coma etilico.
il geometra pautasso gino, uscito con cento alla maturità, come amava ricordare agli interlocutori, scende dallo sgabello per avvicinarsi a questa creatura fatata e si dimentica di essere anche lui piuttosto basso, così nel saltino riesce a mettere male un piede, slogarsi una caviglia, cascare goffamente per terra e vomitare sulle scarpe della povera operatrice del centodiciotto.

p.s.: no, non si sposeranno.

domenica 2 marzo 2014

pensierino del giorno-02/03/2014

ripensandoci, m'è venuta voglia di integrare il post di ieri. del resto, come si suol dire, l'appetito vien mangiando, perciò son stato folgorato da brillanti intuizioni (non da saette, come qualcuno potrebbe sperare) e ho ritenuto quanto meno doveroso condividerle.
quindi, in aggiunta alle baldanzose e pittoresche trovate di ieri ho il privilegio di offrirvi le seguenti.
- serenata. la parte più difficile è selezionare l'obiettivo. dev'essere una persona, possibilmente una ragazza, che non si conosce. una volta scoperto l'indirizzo il gioco è fatto: sarà sufficiente presentarsi sotto casa sua con un gruppo di amici musicisti e improvvisare una serenata, magari condita da uno striscione con su scritto qualcosa tipo ti amo o perdonalo. bisogna insistere però, non vale andarsene subito.
- il kamikaze. questo invece richiede doti da centometrista. a costo zero ma rischiosissimo per la propria salute. consiste nell'entrare in una moschea con le scarpe e tirare un gavettone di sangue di maiale sulle pareti esibendo la maglietta di kakà "I belong to jesus". più che correre via sarebbe meglio espatriare o chiedere asilo politico alla più vicina sinagoga.
- la derattizzazione. nasce come banale scherzo telefonico, ma può trasformarsi in qualcosa di più simpatico. prendere a caso un numero dalle pagine gialle, magari un cognome chiaramente meridionale in modo da poter parlare solo piemontese stretto, e avvisare che il giorno dopo ci sarà la derattizzazione, quindi stare fuori di casa tutto il giorno e per favore avvisare tutto il palazzo, ché noi non abbiamo sbatta. incrociamo le dita e speriamo piova.
- la tigre. serve un drappello di uomini ben coordinati che entrino trafelati in un negozio e chiedano se per caso qualcuno abbia visto una tigre, che purtroppo è scappata dal bagagliaio della macchina. con questa scenetta terrorizzare un'intera via o quartiere.
- i credulons. allestire un gazebo tipo quelli dei comitati civici e chiedere alla gente di firmare in favore di una legge che tuteli gli alieni, così che possano uscire allo scoperto. fondamentale filmare chi si dovesse fermare a farsi intortare.

sabato 1 marzo 2014

pensierino del giorno-01/03/2014

i figli dei miei cugini cominciano a essere grandicelli. hanno l'età nella quale puoi finalmente farli accomodare al tavolo degli adulti quando c'è parlare di ragazze e fare commenti tecnico-tattici.
orbene, mi sono immaginato nella parte di papà castoro, con loro sul tappeto davanti al caminetto, mentre attendono con trepidazione che dalla mia sedia a dondolo in vimini tramandi loro qualche aneddoto di una gioventù pazza e sregolata, quando le leggi erano sfide e i divieti degli stimoli. inforcati i ray-ban, perchè davanti al focolare domestico bisogna avere gli occhiali ma un duro non può che avere occhiali da sole stilosi, resterei a bocca asciutta.
potrei raccontare di quella volta in cui il cielo era nuvoloso ma uscii lo stesso coi pantaloncini corti.
oppure del fatto che ho perso l'abitudine di mettere il timer per la cottura della pasta.
magari accennare con un certo orgoglio che non allaccio la cintura di sicurezza mentre faccio manovra in garage.
sanno già che bevo latte anche in prossimità della data di scadenza ed è per questo che ai loro occhi ho quest'aura di ribellione. spirit cavallo selvaggio.
insomma, la morale è che bisogna fare qualcosa che valga la pena tramandare ai posteri finchè il fisico ce lo permette e la nostra condizione sociale pure. intendo dire che mettersi a fare zingarate a quarantacinque anni con due figli a carico, un divorzio alle e un mutuo sulle spalle è certamente encomiabile, ma gli effetti potrebbero essere alquanto nocivi. dunque urge armarsi ora di buona volontà, un gruppo di uomini veri e forbici con la punta arrotondata. andiamo alla conquista del mondo.
prima di partire, è bene portarsi dietro un paio di calzini di ricambio e prepararsi psicologicamente a spendere soldi per qualcosa di molto stupido che non darà alcun beneficio nè sul breve nè sul lungo periodo, anzi. però fa esperienza e aumenta il bagaglio aneddotico di ciascuno di noi.
- giochini a sfondo erotico con sconosciute. un po' banale come inizio, ma a parte il fatto che si ciancia tanto e si conclude poco, qua la sfida è azzerare i propri filtri. son tutti bravi con le fighe, i veri uomini invece son quelli capaci di concludere anche coi cessi resistendo alla ritrosia del proprio pene;
- assalto alla rocca. una via di mezzo tra il signore degli anelli e green street hooligan. s'individua un paesotto dove ci si presenta in almeno due macchine che scaricano nella piazza centrale i passeggeri vestiti di nero e incappucciati. a questo punto si scatena l'attacco: torce, fumogeni e bombe carta per risvegliare dal torpore della domenica mattina gli abitanti del borgo. cori beceri finchè non esce una quantità sufficiente di persone a testimoniare l'impresa. a quel punto si può tornare indietro, magari prima dell'arrivo della forza pubblica.
- terroristi in biblioteca. un paio di persone s'introducono con fare esageratamente sospetto in una biblioteca e fanno i vaghi ma in maniera goffa, tipo leggendo i giornali al contrario. a quel punto altri due, vestiti come l'agente smith di matrix, entrano e chiedono ai bibliotecari se per caso han visto persone potenzialmente pericolose introdursi nell'edificio. mentre parlano li individuano e scatta l'inseguimento, che si concluderà fuori dal locale. forse un po' stupido.
- gli imbucati. andare alle cerimonie di laurea facendo finta di essere grandi amici dei candidati, esigendo foto e presentandosi alla famiglia, naturalmente tirando fuori improbabili storie sul malcapitato di turno che lo metteranno in forte imbarazzo di fronte ai genitori e si spera anche a nonni e nonne. punto bonus se il partner decide di troncare la relazione in seguito all'attacco.
- i guastafeste. va bene qualunque locale pubblico, purchè vi sia dentro una coppiettina pucciosa puccipù. non appena uno dei due resta solo perchè l'altro è al bagno, ci si fionda al tavolo e si mette in pessima luce la persona assente. per la serie vado l'ammazzo e torno, questo va svolto con estrema rapidità, è necessario allontanarsi dal luogo del misfatto nel giro di novanta secondi.
- ultras alla bocciofila. andare al ritrovo dei pensionati e fare un tifo forsennato per gli anziani giocatori con tanto di cori personalizzati. la cosa si fa interessante quando il tifo diventa becero e i due gruppi, perchè ovviamente mica si fa tutti il tifo per gli stessi, vengono alle mani.

stavo anche cercando un modo per impedire agli ausiliari del traffico di svolgere il proprio lavoro, ma direi che ho fornito abbastanza spunti per rendere più emozionante l'esistenza di tutti quanti.