lunedì 17 marzo 2014

pensierino del giorno-17/03/2014

qualche giorno fa ho letto da qualche parte e temo che la fonte sia davvero poco autorevole, per quanto interessante lo spunto, che il tradimento sia tale solo perchè noi lo concepiamo così. di per sè è un atto come un altro, è stata la cultura occidentale a connotarlo negativamente. sarebbe peraltro sbagliato scaricare tutta la responsabilità sulle spalle del cristianesimo: per quanto abbia certamente contribuito a diffondere e a plasmare quest'idea secondo la propria morale, già i greci avevano il concetto di adulterio.
non si trattava dello stesso che possiamo rinvenire presso i cristiani, giacchè si tratta di un'offesa all'uomo inteso come maschio della coppia e al suo onore, al massimo ai suoi figli. non viene in rilievo la dualità della coppia, è come se avesse danneggiato un oggetto di sua proprietà rendendolo inservibile.
l'evoluzione del pensiero ha poi portato, attraverso varie tappe, a identificare nella relazione tra uomo e donna il bene da proteggere, poichè solo al suo interno può nascere e svilupparsi la famiglia.
ora va piuttosto di moda fare quelli di ampie vedute, che ficcano o se lo fanno ficcare qua e là, eppure non riusciamo a scrollarci di dosso la difficoltà nel perdonare dopo il tradimento. che non significa che non accadrà, ma che per tutti è un passaggio piuttosto duro che comporta sofferenze, rimuginare, confrontarsi, confidarsi, insomma non un qualcosa di automatico, una presa di conoscenza. ed è abbastanza normale che sia così, perchè finchè continueremo a chiamare tradimento quello che accade fuori dalla coppia sarà impossibile che si scrolli di dosso la forte carica negativa dalla quale è ammantato.
le conseguenze, tuttavia, fanno paura: venuto meno il tradimento viene anche meno l'idea di coppia e della sfera d'intoccabilità che la circonda, o meglio che dovrebbe farlo. non credo che la società sia pronta a vivere relazioni realmente aperte, e ciò per un motivo molto banale: dopo un certo periodo si tende a volere l'esclusiva sull'altra persona ed è qui che sorge il grande interrogativo odierno.
arriviamo a questo, cioè a volere un rapporto chiuso agli estranei, per effetto di secoli di cristallizzazione culturale, oppure perchè è la nostra stessa natura a spingerci in questa direzione?
più il mondo va avanti e meno riesco a rispondermi: sono retrogradi coloro che difendono la visione più tradizionale o illusi coloro che propugnano un cambiamento?

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