lunedì 12 gennaio 2015

pensierino del giorno-11/01/2015

è il primo pensierino dell'anno nuovo e voglio dedicarlo a un tema di stringente attualità. la notizia non è più freschissima, perchè si tratta del famoso attentato a parigi, ma purtroppo ne dovremo sentir parlare ancora a lungo, se non lunghissimo.
ovviamente, a seguito del triste evento, c'è stata la gara di solidarietà: è stato lanciato questo slogan je suis charlie che per alcuni giorni ha invaso la nostra vita in qualunque ambito. del resto, ci si sentiva americani dopo l'undici settembre, perchè non dispensare un po' di fratellanza anche verso i franzosi? altrettanto prevedibili sono arrivate le voci fuori dal coro, inquadrabili in due diverse categorie. i primi sono i bastian contrari, quelli per cui la massa sbaglia sempre ed è quindi necessario seguire un pensiero diverso, anche se porta ad abominii del raziocinio. i secondi invece sono gli incommentabili, alla salvini, quelli che sfruttano eventi del genere per far trapelare il solito messaggio retrogrado e pre-seconda guerra mondiale, con un ritardo sull'evoluzione del pensiero umano di soli 80-85 anni.
visto che con i secondi è impossibile dialogare a meno di conoscere il linguaggio dei primati, vorrei rivolgermi ai primi, quelli che pretendono di insegnarti qualcosa in più, di essere sempre in grado di avere una propria originalità e miglior capacità analitica.
figliuoli.
sto benedetto je suis charlie non significa che si sottoscrive in tutto e per tutto l'operato dei giornalisti e che da domani ci tatueremo le loro vignette sul corpo. fosse davvero così sarebbe un messaggio piuttosto banale ed effettivamente criticabile.
voglio però credere a una cosa diversa, e cioè che je suis charlie non sia a favore di, bensì contro qualcosa. je suis charlie è contro un mondo oppresso dalla religione, dove dominano oscurantismo culturale e intolleranza reciproca. non è un caso che una rivista del genere sia nata in francia, uno degli stati che hanno fatto della laicità il loro punto di forza, arrivando in certi casi a decisioni estremiste sotto questo profilo. je suis charlie è, per assurdo, la voce più religiosa di tutte: sotto quella scritta mi ci riconosco in quanto stufo delle religioni vissute pubblicamente e non privatamente, delle religioni che spingono a conflitti, o nel migliore dei casi usate strumentalmente a questo fine, del culto di stato, in una parola sola non ne posso più delle separazioni. non è mia intenzione lanciare un messaggio hippie alla volemose bbene, però trovo davvero assurdo che si combatta in nome di testi scritti migliaia di anni fa e in base a questo ci si distingua tra buoni e cattivi.
per il proprio dio tutti hanno ucciso, molti continuano a farlo, dunque non esiste un prima o un dopo, non esistono colpe da attribuire, esiste semplicemente il momento di fermarsi.
nel momento in cui la religione la smetterà di avere un ruolo così preponderante, non esisteranno più giornali satirici alla charlie hebdo, o meglio, se esisteranno diventeranno cagate da quattro soldi perchè prenderanno in giro, a volte in maniera persino volgare e poco divertente, una questione privata di cittadini.
affermare je suis charlie significa banalmente sperare in un mondo libero dai dogmi.

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