giovedì 31 marzo 2016

pensierino del giorno-29/03/2016

Quando sentii parlare dell'argomento per la prima volta, l'istinto mi portò a dichiararmi contrario, sebbene non fosse in grado di capirne molto. Ero sul finire delle scuole elementari e i Radicali erano riusciti a portare all'attenzione del paese il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere.
E' una posizione che ho poi mantenuto per diversi anni, finché, di recente, non ho mutato opinione, probabilmente per reazione allergica alle persone e agli schieramenti politici che si opponevano strenuamente alla legalizzazione.
Il mantra, il cavallo di battaglia, il peana di coloro che sono a favore è che, in questo modo, si toglierebbero grossi guadagni alla criminalità organizzata, che notoriamente gestisce lo spaccio in tutta Italia. Un ragionamento che pareva condivisibile, fino a quando non ho perso cinque minuti del mio tempo per provare a delineare alcuni possibili scenari se dovesse davvero essere modificata l'attuale normativa.
Partiamo da questo assunto: depenalizzare il consumo ma punire lo spaccio è completamente folle e privo di senso, quindi forse è l'unico approdo cui si giungerà in Italia.
Cercando invece di portare a termine una riforma più organica, ipotizziamo che si vogliano assimilare le droghe leggere alle sigarette e farne pertanto un monopolio di Stato: si potranno comprare soltanto nelle tabaccherie o nelle farmacie, si pagheranno le accise e via discorrendo. Chi in questo momento produce e vende droghe leggere, in maniera illegale, continuerà semplicemente a farlo; la loro illegalità non muterà di una virgola e, anzi, potranno persino giovarsi del prezzo più basso, dal momento che di sicuro non si metteranno a pagare imposte e dazi vari. Ovviamente gli acquirenti continueranno a comprare da chi ha il miglior rapporto qualità/prezzo, e dubito fortemente che possano essere i prodotti venduti dallo Stato.
Un'alternativa è aprire completamente il mercato e, d'un tratto, rendere lecito ciò che fino a pochi istanti prima era proibito. Questa è la soluzione praticata da altri Stati nel mondo, eppure, non per auto-razzismo, credo sia difficilmente praticabile in Italia: sarebbe proprio la criminalità organizzata a potersi da subito piazzare sul mercato, entrando per assurdo nell'area della legalità. Del resto, fare impresa non è reato.

mercoledì 30 marzo 2016

pensierino del giorno-28/03/2016

Inarrestabile il successo della rubrica "I denti nel cuore", nota anche come la posta del culo. Di seguito risponderò a una lettrice, e mi raccomando, continuate a scrivere numerosi!

"Caro pensierino,
sono fidanzata da più di quattro anni con un ragazzo meraviglioso, ma da un paio di mesi sento la voglia di conoscere più a fondo un mio compagno dell'università. Non sono sicura che mi piaccia, però vorrei avere la possibilità di passare del tempo con lui per capirlo; purtroppo non sono in grado di prendere una decisione e mi trovo bloccata in un terribile limbo, dal quale non riesco a uscire".

Mia giovine lettrice, innanzitutto non devi farti sotterrare dai sensi di colpa: è una situazione che è già successa in passato, figurati che una volta ha pure scatenato la guerra di (non della) Troia. Non puoi giudicare con serenità finché continuerai a frequentare entrambi, dovresti applicare il metodo che si usa coi bambini per scoprire a cosa sono allergici: elimina gli alimenti sospetti dalla dieta. Tradotto, significa che devi allontanarti da queste due persone, poiché solo quella che ti mancherà davvero sarà quella con la quale hai intenzione di trascorrere il tuo futuro più prossimo.

pensierino del giorno-27/03/2016

Nella vita si iniziano molti più progetti di quanti se ne finiscano; secondo recenti studi, il rapporto è di 453:1 in favore dei primi. Per una volta, tuttavia, posso affermare con una certa gioia di averne portato a termine uno, ossia giungere al pensierino numero mille su blogspot, traguardo che mi ero posto nei primi giorni del nuovo anno.
Quotidianamente ho spremuto le meningi per giungere a scarabocchiare qualcosa, cercando il più possibile di dribblare l'unico grande divieto ancora in vigore del pensierino, ossia l'attualità. Per inciso, non è detto che questo sia un male, anzi: evitare di scrivere le proprie impressioni a caldo ha il duplice effetto di poter ponderare più a lungo e su dati magari mutati. Una più attenta riflessione non deve per forza condurre all'indemocristianimento delle opinioni, da sempre temuto spauracchio, poiché può anche condurre a sposare posizioni radicalmente diverse. Sarebbe persino utile se i giornali adottassero questa regola, lasciar sedimentare le notizie per 24 ore prima di pubblicare articoli di commento.
Lo diceva persino Ferdinand de Saussure, mica il Gabibbo.

martedì 29 marzo 2016

pensierino del giorno-26/03/2016

Tra le varie ingenuità, posso annoverare con un certo orgoglio quella di credere che il popolo sia davvero sovrano del potere, peccato che non lo eserciti. Nel mio mondo fatato e pieno di unicorni viola, dove le fate aiutano le vecchiette ad attraversare la strada e i contribuenti pagano le tasse sapendo che in cambio riceveranno efficienti servizi, i cittadini esercitano il loro potere ogniqualvolta sia loro richiesto. Non perché la questione sia di particolare interesse e/o rilevanza, ma perché bisogna mostrare ai governanti che il popolo non dorme, ha solo delegato, ma è lì vigile che sorveglia.
In questo mondo puerile e naif, ovviamente, non v'è spazio per il celebre "non votare vai al mare": è anzi un'opzione che non può neanche esser presa in considerazione, dacché il cittadino chiamato alle urne sente il dovere impellente di esprimere la propria opinione, nella speranza che la metà dei suoi compatrioti (aventi diritto al voto) la pensino allo stesso modo, così lui sarà il famoso +1 della celebre espressione "metà più uno degli aventi diritto al voto" e la sua opinione avrà forza di legge.
Da qualche tempo, purtroppo, un virus è entrato nel sistema, cagionando un progressivo allontanamento dei votanti dalle urne; gli untori sono nuovamente i politici, i quali, calcoli alla mano, hanno capito che molto spesso è più facile far fallire una consultazione referendaria che vincerla. Pertanto, se si teme che il conteggio dei voti possa tramutarsi in una sonora sconfitta, l'unica via di fuga è non arrivare proprio alla conta. L'operazione, che presenta l'immediato vantaggio di non doversi sbattere fino ai seggi, e magari anche la vittoria di Pirro, richiede però un pesantissimo tributo: allontana i cittadini dalla politica attiva e fa dimenticare loro l'importanza del ruolo che rivestono.
La scelta nel merito è libera, ma andare a votare è sempre un bene.

pensierino del giorno-25/03/2016

Ogni tanto sbucano fuori vecchie immagini, risalenti ai primi anni del Novecento, di locandine delle case di piacere con tanto di tabelle e prezziari. La gente andava lì, riceveva un servizio su richiesta, lo pagava, e tornava a casa contenta; al giorno d'oggi tutto questo non è più possibile. Chi vuole godere del corpo altrui dietro retribuzione deve arrangiarsi diversamente e molto spesso decide di andare all'estero proprio con questo precipuo scopo.
Sarebbe invece il caso di riaprire questi centri di spaccio del benessere, dove chi lo desidera può andare a scaricare le tensioni della giornata, accolto in un ambiente pulito e igienico da persone che là dentro lavorano e non sono sfruttate.
Il nocciolo della questione, e che nessuna legislazione potrà mai risolvere in alcun modo, è che le persone hanno fisiologico bisogno di trombare; chi tromba vive decisamente meglio, è più sereno e meno stressato. Purtroppo, non tutti riescono a trombare quanto vorrebbero: è un problema che affligge soprattutto gli uomini, che non sono sempre sono in grado di trovare un'altra persona con la quale accoppiarsi selvaggiamente. Visto che si tratta di un istinto insopprimibile e al quale nessuno è disposto a rinunciare, tanto vale che lo Stato lo assecondi e ne tragga beneficio: riaprire le famose case chiuse consentirebbe alle operatrici del settore e ai clienti di ridurre i rischi di contrarre malattie, per di più genererebbe introiti per le casse statali sotto forma di gettito fiscale e contributi previdenziali, per non parlare del possibile sbocco turistico, del quale si avvantaggiano altri Paesi meno bigotti e più smaliziati.
Ultimo, ma non per importanza, si potrebbe finalmente realizzare il più importante diritto di ogni individuo, ancorché non ancora vergato su carta: raddrizzare una giornata storta con una bella trombata in pausa pranzo. Non importa quanto uno abbia litigato col proprio capo, il collega, la Borsa, il pc, la segretaria, i clienti, la famiglia: all'ora di pranzo va a farsi una sveltina e il pomeriggio inizia sotto un'altra prospettiva.

sabato 26 marzo 2016

pensierino del giorno-24/03/2016

I rapporti son come le marce dell'auto: bisogna tirarli fino in fondo prima di salire al rapporto più alto. Quando, per qualche motivo, il cambio non riesce, più si dà gas più si rischia di rovinare il motore; è allora opportuno fermarsi, onde evitare di combinare danni ancora più grossi.
Durano solo quelli che riescono ad arrivare all'ultima marcia e ivi assestarsi placidamente, senza dare troppi scossoni, con i normali e fisiologici alti e bassi sui giri del motore, magari anche scalando per recuperare potenza quando serve, ma senza che arrivino a un punto in cui manchi una marcia ulteriore.

mercoledì 23 marzo 2016

pensierino del giorno-23/03/2016

Al mondo esistono due categorie di persone: quelli che cucinano e quelli che non cucinano. Posto che nutrirsi è una necessità, tutti quanti siamo costretti a rielaborare in qualche modo il cibo che compriamo, al fine di renderlo commestibile o anche solo più gustoso. Tuttavia, quest'attività richiede tempo, energie e conoscenze, per cui non tutti la praticano volentieri: in virtù di ciò, vi è chi di professione cucina per gli altri, o quantomeno fa il grosso del lavoro, lasciando incombenti minimi all'acquirente finale. Questi servizi però vengono a un prezzo più alto, specie il primo, per cui non sono alla portata di tutti.
Saper cucinare sembra necessario, specie se non si dispone di fondi illimitati, eppure molte persone si farebbero volentieri cavare un occhio piuttosto che doversi mettere ai fornelli. Per quanto sia facile e all'apparenza risolutivo parlare di passione innata, credo che dipenda molto dal contesto nel quale si cresce: all'interno di famiglie in cui si dà importanza non solo alla qualità del cibo, ma se ne valorizza anche la preparazione, è più facile che si trasmetta la passione per tutto ciò che rientra nel cucinare, dal selezionare gli ingredienti al preparare i piatti. Ciò non significa che chi non fa parte di questa categoria debba automaticamente cibarsi di schifezze, ma più banalmente non prova soddisfazione nel mangiare qualcosa che ha creato con le proprie mani.

martedì 22 marzo 2016

pensierino del giorno-22/03/2016

Stando alle indicazioni date dalla Crusca medesima, c'è il serio rischio che un giorno in italiano si possa davvero dire "preso bene" senza passare per idioti.
Meritiamo l'estinzione.

pensierino del giorno-21/03/2016

Scende dal suv di cinque e rotti metri con aria da grandioso, di superiorità mista a simpatia, ed esclama: "Certo che voi coi motorini ne create di problemi quando parcheggiate".

domenica 20 marzo 2016

pensierino del giorno-20/03/2016

Ennesima lettera a mio figlio mai nato.

Caro figlio,
la vita ti regalerà grandi gioie, alcuni dolori, e delle tentazioni. Le tentazioni sono ciò che luccica come una gioia, ma se abusato può nascondere dentro di sé grandi dolori.
La prima di queste tentazioni è il denaro: nella civiltà occidentale nella quale ti troverai a vivere, è purtroppo molto importante e da esso può dipendere una discreta dose della tua felicità. Non porlo come unica ambizione della tua esistenza, o scoprirai che non è in grado di comprare tutto.
La seconda è l'alcool: basta guardarsi in giro per vedere quante persone ha fatto soffrire. Anche qua, bisogna riuscire a non restarne schiavi; dare la giusta importanza alla sobrietà ti aiuterà anche ad apprezzare di più i momenti nei quali ne farai uso.
La terza però è la più pericolosa: la figa. Nulla manda così in pappa il cervello di un uomo.

sabato 19 marzo 2016

pensierino del giorno-19/03/2016

Sembrava impossibile, eppure ce l'hanno fatta. Non sto parlando del gruppo di amici che riportano a casa, sano e salvo, l'antico vaso, bensì di una squadra di ricercatori che è finalmente riuscita a trovare un'utilità al selfie stick. Questo aggeggio del demonio, il cui possesso ha ormai contagiato fin troppe persone, può essere infatti utilmente riciclato come separatore di coppiette in occasione di uscite mondane: è sufficiente che una delle due persone indossi un'apposita fascia che si lega al petto, nella quale si inserisce il bastoncino. L'altra persona non potrà avvicinarsi a una distanza inferiore a quella del bastoncino, pena una sanzione divina. Gli altri invece possono farlo tranquillamente.

venerdì 18 marzo 2016

pensierino del giorno-18/03/2016

Nel presentarci alle persone, tendiamo a dare un'immagine di noi stessi leggermente migliore di come sia in realtà, soprattutto evitiamo di menzionare le nostre fissazioni, le questioni che ci rendono meno tollerante nei confronti del prossimo.
Non sempre accade perché vogliamo nascondere qualcosa, è che proprio non ci viene in mente. La vera fissazione non è qualcosa che ci perseguita e ossessiona di continuo, ma un frammento della nostra vita che può rimanere silente per giorni, magari mesi o anni, per poi ripresentarsi fragorosamente all'improvviso.
Anzi, talvolta neppure eravamo consapevoli di averle, ma le scopriamo nel corso della vita, quando capita di imbattersi in persone con abitudini diverse dalle nostre ma che, per qualche motivo, ci risultano insopportabili.
Nel corso della mia vita sono riuscito a catalogarne solo poche, ma senza dubbio sono molte di più:
- fare la doccia prima di colazione, sempre e comunque: farla a stomaco pieno mi può rovinare un'intera settimana;
- essere il primo a leggere Topolino quando arriva a casa: Topolino è sacro, sono abbonato da molti anni, e io devo sempre e categoricamente essere colui che lo spacchetta, guai se ciò non dovesse accadere;
- leggere Topolino in ordine di pubblicazione: capita alle volte che si accumulino due o più numeri di Topolino che non sono riuscito a leggere, e quando mi rimetto in pari devo seguire l'ordine con cui sono usciti o rischio di diventare matto;
- la cipolla tagliata troppo spessa: a causa di un trauma patito in Irlanda, la cipolla per me dev'essere tagliata così fine da non potersi quasi vedere né sentire quando uno mangia;
- sedermi a tavola per cenare prima delle 20 m'indispone profondamente, a meno che vi siano esigenze particolari dovute a impegni che sopraggiungono, poiché in quel caso mostro un'imprevedibile flessibilità;
- fare la scarpetta: se non ho un generoso pezzo di pane da intingere nel sugo rimasto nel piatto sono pervaso da tristezza e sconforto; trattandosi di malattia degenerativa, nel corso degli anni è peggiorata e si è estesa anche alla pentola e/o padella.

giovedì 17 marzo 2016

pensierino del giorno-17/03/2016

Avrebbe sparato un colpo di cannone quando le loro rotte si sarebbero nuovamente incrociate.
Del resto, l'aveva promesso.
Un solo colpo di cannone per avvisare della propria presenza, niente di più. Sapeva in quali acque l'avrebbe trovato, ed eccolo lì, prevedibile in maniera quasi fastidiosa nelle sue rotte abitudinarie.
Scontato, l'avrebbe definito qualche anno prima.
Qualcosa però la metteva a disagio, c'erano degli elementi che turbavano il quadro e non collimavano coi suoi ricordi e le sue aspettative.
Cercò di metterli a fuoco separatamente, isolando e razionalizzando.
Prima di tutto, la posizione.
Non più lungo le ascisse di un piano cartesiano, bensì sull'asse delle ordinate, in posizione verticale.
Secondo, la distanza. Allungando il braccio non riusciva a toccarlo; com'era possibile, si chiese, comunicare senza contatto fisico? Le forme che un tempo si erano adattate alle sue la fissavano impietrite, svuotate del calore umano che aveva imparato a riconoscere fra i tanti.
Terzo, lo spazio. Vedeva e riconosceva il luogo in cui si trovavano per esserci stata molte altre volte, crocevia asettico di persone senza un volto che creavano una cornice in perenne e agitato movimento.
Quarto, il tempo. Vi era dentro, tanto da essere in grado di determinare giorno, mese e anno.
Quinto, la precisione. Ne fu turbata, poiché sapeva perfettamente anche l'ora e il minuto. Tutto ciò la opprimeva, con un pesante senso di vita che le gravava addosso.
Sesto, la nudità. O meglio, la sua assenza: indossavano pesanti abiti che lasciavano scoperti pochi lembi di pelle, giusto il volto e le mani. Tutto il resto giaceva sepolto sotto plurimi strati di tessuto, invisibile agli occhi.
Sarebbe stata costretta a ricorrere alla forma di comunicazione che meno le piaceva, quella verbale; si accorse di quanto sarebbe stato arduo, di quanto fosse fragile la verità che la voce veicola con sé. L'unica certezza è quella data dal tatto, perché non si può alterare il messaggio, né lo si può in alcun modo fraintendere.
Di fronte a lei, però, nessun aiuto, nessuna risposta.
Sapeva come erano giunti a tutto questo, del resto l'aveva provocato di proposito, ma non pensava che sarebbe successo davvero. Non era preparata al freddo; benché sapesse che stava arrivando, era riuscita un'altra volta a farsi cogliere di sorpresa. Il gelo le piombava addosso da ogni lato, scudisciandola con violenza ogni istante che passava; il calore di lui, che pure ben ricordava, sembrava essersi ridotto a una misera fiammella insufficiente anche per una sola persona.
Radunò le idee, cercando un inizio convincente: per quanto il campo di battaglia non la avvantaggiasse, non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
Provò un leggero stupore quando sentì uscire dalla propria bocca il più semplice dei «ciao», accompagnato da un sorriso la cui genuinità e spontaneità la presero alla sprovvista.
La conversazione iniziò su toni normali, quotidiani, ma un pirata non può durare a lungo negli abiti di un borghese; pian piano prese consapevolezza della fine di tutto e vide prendere forma il muro che li separava. Ne aveva posto la prima pietra tempo addietro, ma non sapeva che fosse stato ultimato.
Ciò che era al di là, adesso, era fuori dalla sua portata, inafferrabile.
«Desideriamo ciò che non possiamo avere» notò lui con aria saccente.Di nuovo, neanche la minima traccia di una tempesta che lo scuotesse. Aveva calcolato ogni singola mossa, ogni passo; probabilmente da qualche parte aveva anche scritto un copione per le battute da recitare.Si sentì molte volte scandire lentamente «ti voglio», ma non uscì mai dalla sua bocca. Di fronte a una dichiarazione di guerra così aperta e sfrontata non le rimaneva che impugnare le armi.
Intorno a loro la gente camminava a passo spedito, senza prestare alcuna attenzione. I suoi battiti del cuore accelerarono, seguendo il ritmo tambureggiante delle persone frettolose e affannate, senza che ve ne fosse in realtà alcun bisogno. 
Voleva una stanza, un letto, perdere l'orientamento, toccare con le mani, invece ora stava smarrendo anche la vista, confusa dal muro che si ergeva dinanzi ai suoi occhi. 
«Hai voluto che andasse in questo modo», lo rimproverò.
«Ho lasciato scorrere il fiume, non ho mai provato a deviarlo. Sono giunto fino al mare, dove la corrente si moltiplica e si frammenta, e lì ho preso il largo. Quanto ancora durerà questo incrocio? Ci lascerà il tempo di parlare al plurale, di farci levigare, di incastrarci ancora? O darà solo sfogo alla rabbia accumulata giorno dopo giorno, mattone dopo mattone di questo muro che non tireremo giù?» la incalzò di rimando lui.
Era il momento di mostrarsi spietata: nessuna promessa di scorribande congiunte, di epici abbordaggi, nessun rifugio condiviso per sottrarsi alla caccia della Corona, neanche un brindisi da consumare per celebrare un'impresa. Non sarebbero stati pirati insieme.
 «Vattene» gli intimò.
I suoi talloni la abbandonarono in mezzo alla folla sconosciuta, estranea e distante da lei. Si ricordò di avere freddo e volle bere qualcosa di caldo e s'infilò in un bar, dove si rese conto che aveva di nuovo perso la cognizione del tempo. Si fece una sola promessa: se l'avesse ritrovato, il cannone non sarebbe più stato puntato verso il mare aperto, bensì dritto sullo scafo per affondarlo.

mercoledì 16 marzo 2016

pensierino del giorno-16/03/2016

Prosegue con grandissimo successo di critica e di pubblico la mia nuova rubrica "I denti nel cuore".
A scriverci è di nuovo un ragazzo, segno che i maschietti, sotto la ruvida scorza da insensibili, nascondono un animo profondo e spesso tormentato.

"Caro Belze,
le ho trombate tutte. Ma proprio tutte. E adesso che le ho finite, non so cosa fare e mi sento solo. Quando arriverà l'amore anche per me?
Anonimo_TO
"

Caro Anonimo_TO,
(posso chiamarti Any?) ti sarebbe di conforto sapere che in molti vorrebbero essere nella tua situazione e invece contano molte meno tacche sul loro fucile, provando una forte invidia nei confronti della tua vita libertina e priva di vincoli? Nel caso in cui non volessi provare a rivolgere le tue attenzioni agli individui del tuo medesimo sesso, ti invito a ricominciare il giro: sono sicuro che fra tutte queste ce ne sarà qualcuna che ti ha colpito di più per via del suo aspetto o del suo carattere; ebbene, perché non la inviti a prendere un caffè? Imponiti di conoscere quella persona prima di scandagliarne le parti intime, ma mi raccomando: non aver fretta di trovare la persona adatta a te, probabilmente si paleserà quando meno te lo aspetti. Ti lascio ricordandoti la mia prima legge dell'attrazione: chi cerca l'amore è destinato a non trovarlo.
Ciao Grandissimo.

martedì 15 marzo 2016

pensierino del giorno-15/03/2016

Neanche una settimana di tempo ed ecco che arriva la prima missiva alla mia nuova rubrica "I denti nel cuore".

"Ciao Belze,
mi chiamo Temistocle e sono un discreto manzo proveniente dall'Attica. Mi rivolgo a te perché vorrei che mi aiutassi a risolvere un mio eterno problema: non riesco mai a mollare le ragazze e le mie relazioni si trascinano sempre molto oltre la loro naturale durata, finché non sono loro a lasciarmi. Come posso fare?
Ne approfitto per salutare tutte le ragazze e i tifosi del Panathinaikos
", seguono saluti.

Caro Temistocle,
posso chiamarti Tem? Innanzitutto mi auguro che tu sia manzo solo di nome ma non di fatto e che appartenga agli umani e non ai bovini; ciò debitamente premesso, vengo subito al punto. Tutto parte dalla necessità di non avere paura di compiere determinate scelte, come da me illustrato nell'ormai celebre teoria del tuffo da dieci metri: spesso siamo paralizzati quando si tratta di prendere decisioni difficili per via di un'ingiustificata paura nel futuro. A costo di sembrarti renziano, voglio dirti di scacciare i gufi: imprimere vigorose sterzate alla nostra vita non solo ci abitua a farlo, rendendolo ogni volta meno problematico, ma consente altresì di essere attori della propria esistenza e non meri spettatori, chiamati solamente a reagire e mai a recitare.
Proprio un tuo famoso omonimo, caro Tem, quando fu il momento, non ebbe alcuna esitazione nel proporre la propria soluzione per risolvere un problema che attanagliava l'intera città di Atene, pronto a subirne le eventuali conseguenze negative. E sai cosa, Tem? Alla fine ebbe ragione, perché credette in se stesso.
La crisi è finita, guardiamo oltre: lasciami pure i tuoi risparmi e permettimi di investirli al posto tuo, assumendomi interamente il rischio che l'operazione fallisca o che me li sputtani al casinò.
Parakalò

lunedì 14 marzo 2016

pensierino del giorno-14/03/2016

Avevo già scagliato i miei strali contro il posto fisso, all'interno di uno dei miei improbabili accostamenti con le relazioni tra esseri umani.
Vorrei invece, in questa sede, spendere alcune parole contro il posto fisso in quanto tale. Intendiamoci, di per sé non v'è nulla di male nel contratto a tempo indeterminato: questo è un rapporto che lega due soggetti e non si vede il motivo per cui debba interrompersi vita natural durante, in assenza di problematiche di vario genere. Oltretutto, è quasi indispensabile per l'accesso al credito, vista la struttura dell'attuale sistema. Tuttavia, esso costituisce altresì un paracadute spesso troppo grande e sicuro per spingere chi lavora ad assumersi delle responsabilità. Ogni mancata scadenza, ogni errore, ogni fallimento, non portano a nessuna sciagura: qualcun altro rimedierà, oppure, più banalmente si lasceranno le cose così come sono. Per farla breve, dalla qualità del lavoro non dipende niente; il lavoratore non è in alcun modo incentivato direttamente a svolgere al meglio le proprie mansioni, spesso è più che sufficiente il cosiddetto compitino. Eppure, guai ad aumentare la competitività del sistema: quello che in molti vogliono è poter fare le solite quattro-cinque attività per tutta la vita, fino al raggiungimento dell'agognata pensione.
Il Governo Monti, se non fosse stato osteggiato da alcuni poteri forti, avrebbe senza dubbio portato apprezzabili migliorie in questo senso.

domenica 13 marzo 2016

pensierino del giorno-13/03/2016

Tanto vale che ci provi pure io.
In fondo, questo è un blog pubblico.
Risponderò alle domande che mi verranno personalmente tramite messaggio privato sul mio profilo facebook o sulla posta della pagina ufficiale del pensierino.
Non siate timidi, aprite i vostri cuori e io aprirò i vostri occhi.

sabato 12 marzo 2016

pensierino del giorno-12/03/2016

I più grandi luminari del nostro tempo sono coloro che campano grazie alle rubriche della posta del cuore. Chiunque, nella vita, ha fornito consigli (specie non richiesti) ad amici o amiche si trovavano ad avere problemi sentimentali. E' piuttosto normale, rientra nell'interazione fra le persone: qualcuno ha un problema, ne parla con uno o più conoscenti per sentire la loro opinione. Talvolta, quando la confessione si tramuta in uno psico-dramma, tutto questo assume i contorni della tragedia per chi è costretto a sorbirselo, cionondimeno non aiuta a trarne alcuna utilità economica.
Gli amici si aiutano volentieri, a nessuno verrebbe in mente di chiedere dei soldi in cambio.
Qualcuno, invece, si ricorda che talvolta risulta più facile raccontare i propri problemi a degli estranei: ecco che, dal nulla, rispondono a chi sottopone loro le proprie questioni.

Tuo marito ti ha fatto le corna con la tua migliore amica? Ebbene sì cara, è senza dubbio uno stronzo, e tu meriti molto di meglio dalla vita.

Hai avuto rapporti sessuali con l'appena ventenne migliore amico di tuo figlio? Vero, ti ho vista su youporn.

La tua collega è particolarmente antipatica e cerca di metterti in cattiva luce sul posto di lavoro? Sii forte, non permetterglielo.

Hai litigato con i genitori a causa di quello che si chiama 'divario generazionale'? Devi capirli, sono cresciuti con un'altra mentalità e in fondo ti vogliono sempre bene.

Fatichi a trovare un impiego fisso? Con la crisi, sono in molti nella tua condizione.

Vorresti un figlio ma non riesci a restare incinta? Il mare è pieno di pesci.

Grazie a risposte su questa falsariga, ci sono delle persone che vengono (temo persino lautamente) retribuite e che si guadagnano da vivere. No, non sto parlando dei pissicologhi, bensì di giornalisti o pseudo tali che, lungi dallo scrivere qualcosa di testa propria o di andare a caccia di notizie, rispondono alla posta.
Loro rappresentano il futuro: da un presente incerto e nebuloso non possono che nascere tempi contrassegnati dalla scarsa fiducia di chi abita questo pianeta, ed è ora di approfittarne.

venerdì 11 marzo 2016

pensierino del giorno-11/03/2016

I lettori più attenti avranno notato che questo e quest'altro pensierino sono privi di un fondamentale elemento: il FEMMINISMO.
Secondo la Treccani, esso è un "Movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica". Ritengo di non fare torto a nessuno semplificando questo concetto attraverso una sola parola: uguaglianza.
Come ben illustrato dalla Treccani, si vuole sostanzialmente superare la concezione della donna relegata alle faccende domestiche, idea che fino al secondo dopoguerra era ancora largamente diffusa in Europa, per sostituirla con quella della donna che svolge una vita non dissimile da quella dell'uomo, pur essendo colei che per cause di forza maggiore si occupa della gravidanza e dell'allattamento dei figli.
Un obiettivo senza dubbio lodevole, del resto non si comprende perchè il colore della pelle, o la presenza di un organo sessuale al posto di un altro, dovrebbero dar luogo a significative differenze imposte dalla società riguardo al modo di condurre la propria esistenza.
A questi fini, come ben si può comprendere, è indispensabile che il primo passo provenga dalle donne stesse, e cioè che non si sentano più in alcun modo subordinate o dipendenti dall'uomo.
Scartabellando su internet, tuttavia, mi è capitato di imbattermi in blog di rampanti femministe odierne: noi donne emancipate, noi moderne Circi mangiatrici di uomini, noi che qui, noi che là, noi che facciamo quello che ci pare, noi che la cavalleria è morta. Che peccato, vien da dire, non ci sono più gli uomini di un tempo; che buffo, però, aggiunge chiunque abbia un minimo di intelletto, gli uomini che vi consideravano poco più di un soprammobile erano più galanti e cortesi. Un contrasto che suscita quantomeno ilarità e un pizzico di perplessità: veniva naturale pensare che la figura del maschio tiranno e despota fosse ormai oggetto di contumelie ed improperi, non di nostalgici pensieri et sospiri.
Sin dalla civiltà romana, attraverso il matrimonio l'uomo comprava di fatto la donna, che equivaleva a una merce come un'altra: usciva dalla sfera di diritti e disponibilità di un uomo (il padre), per entrare in quella di un altro (il marito). Trattasi di puro e semplice mercimonio.
Sarebbe auspicabile, ai fini di cui sopra, che la donna non volesse più esser considerata alla stregua di un bene di proprietà, bensì sia autonomo centro d'imputazioni di diritti e doveri, in grado di prendere le proprie scelte in maniera libera e indipendente.
Le risate rischiano di farsi fragorose.
Il punto è che nell'anno del Signore duemilasedici, tra un otto marzo e una suffragetta, si scopre che queste femministe de noantri utilizzano ancora il denaro come metro di valutazione dell'uomo, annunciandolo pubblicamente e rendendo bene edotti (si presume a scanso di equivoci) i criteri di tale giudizio: ingenuo maschio, vuoi portare fuori a cena una ragazza per poi provarci? Ecco come scoprire, attraverso le loro medesime parole, se stai andando bene o meno: quando giunge il fatidico momento di pagare il conto, questo viene sfruttato come messaggio in codice. Se la ragazza permette che le sia offerta la cena, significa che tutto sta andando bene; viceversa, se insiste per dividere, vuol dire che sta interponendo una barriera.
Ripetiamolo lentamente.
Se al maschio è permesso offrire, tutto bene.
Se lei insiste per pagare, tutto male (magari con ciliegina costituita dal lamento sulla mancanza di galanteria maschile).
Nel dubbio, guai se il maschio non fa il gesto.
Non equivale forse a porre un prezzo al proprio corpo, a metterci un'etichetta? Se questo fosse davvero l'andazzo, perché no, almeno uno sa quali ipotesi scartare perché non alla portata delle sue tasche.
A cosa son serviti anni e anni di rivendicazioni, se poi il risultato è questo, ossia accettare di farsi comprare?
Bisognerebbe riscrivere i rapporti uomo-donna a partire da una situazione zero, lontana dalla civiltà, dove gli unici aspetti che possono venire in considerazione sono quelli inerenti alla persona e non ai suoi averi.
Spoiler alert: la prossima frase contiene la risposta a eventuali contestazioni.
Chi dovesse sentirsi offesa o chiamata in causa appartiene alla categoria delle femministe anni duemila, che al netto di sproloqui vari, inquadrano l'uomo in base alla sua posizione reddituale, vera o apparente che sia. Lunga vita a chi non la pensa come voi.


giovedì 10 marzo 2016

pensierino del giorno-10/03/2016

Il mondo ha bisogno di una nuova invenzione, che come un vero allocco non brevetto, ma metto qui a disposizione dell'umanità intera, purché non se ne serva in maniera egoista e utilitaristica.
Quante volte è capitato, a chiunque abbia la patente, di strombazzare poderosamente all'indirizzo di qualche fellone che non aveva rispettato la segnaletica stradale, cagionando pericolo a sé e agli altri? Innumerevoli, purtroppo. Quante volte ci siamo però sentiti un po' in colpa, allorché la nostra intenzione era di dare solo un lieve tocco al clacson per segnalare alla persona davanti a noi in fila al semaforo che il verde era scattato, ma ci siamo ritrovati a produrre un rumore eccessivo per lo scopo prefissato, e che irritava di conseguenza l'altro autista, il quale di rimando alzava il dito medio?
I tempi sono maturi affinché si introduca il clacson gentile.
Nelle macchine non può e non deve mancare un segnalatore acustico potente, da utilizzare in situazioni di reale ed effettivo pericolo; tuttavia, oltre a questo, dovrebbe trovare spazio sul cruscotto anche un simpatico stimolo sonoro da inviare laddove si voglia mantenere una certa compostezza nell'approccio, dato che da parte di chi lo aziona v'è un intento nobile e cortese.
"Stimato automobilista, la presente per informarLa che il semaforo dinanzi a Lei posto è diventato di colore verde e pertanto, a' sensi del codice della strada, è già autorizzato a procedere lungo la Sua direzione di marcia; invero, in virtù del lieve ritardo che ha già accumulato durante le operazioni di partenza, mi sento di preconizzare un imminente levarsi di proteste da parte degli altri Egregi automobilisti incolonnati dietro di Lei: sarebbe opportuno che Lei si mettesse in moto, con il precipuo fine di evitare questo spiacevole incidente diplomatico" non è un messaggio diverso dal tenere la porta aperta per qualcuno, solo che nel secondo caso si risulta sempre eleganti, nel primo non sempre, e non per le nostre intenzioni, bensì per la penuria di adeguate strumentazioni.
Il clacson gentile risolverà il più grande problema di Palermo, il traffico, e aiuterà i negoziati di pace in Terrasanta.

mercoledì 9 marzo 2016

pensierino del giorno-09/03/2016

Cos'avrà fatto di male la lettera 'd' al mondo?
La città di Domodossola ne è in realtà ben felice, dato che alla penuria di nomi di città che inizino per quella lettera deve la propria notorietà. Immagino rosichino a nastro gli abitanti di Dogliani o di Desio, per non parlare di coloro che vivono a Druento o Dusino San Michele.
Anche spostandoci su una scala più vasta, resta un'iniziale alquanto ostracizzata: l'unico stato sovrano al mondo che la indossa fiero e spavaldo è la Danimarca, giacché la Dominica è un possedimento inglese facente parte del Commonwealth.
D come Domodossola.
D come Danimarca.
Praticamente un oligopolio.

martedì 8 marzo 2016

pensierino del giorno-08/03/2016

Venerdì, ascensore.
"Prego, vada pure, io salgo dopo che son pieno di cose".
Grandissimo.
Anche tu zero voglia di lavorare, eh?

lunedì 7 marzo 2016

pensierino del giorno-07/03/2016

Quand'ho fatto la lista dei mali del mondo, ne ho dimenticati alcuni fra i più importanti e vorrei in questa sede ricordarli:
l'acqua lievemente frizzante
- lo Yamaha Tmax
- le telecronache della Rai deturpate dal perbenismo
- la coperta in motorino
- gli ausiliari del traffico
- i suv (questa forse l'avevo già detta, ma ripeterlo non guasta mai)
- gli imbranati sulle piste nere
- gli over 65
- gli insegnanti di vita
- i prodotti dei reality di Maria De Filippi
- Maria De Filippi
- la colonna di destra di Repubblica.it
- il partito della nazione
- i filo-governativi
- i moderati
- gli equilibrati
- gli estremisti a tutti i costi
- quelli che fanno le orecchie alle pagine dei libri
- la mia insensata idea di rispettare le maiuscole
- il sistema Tutor sulle autostrade
- gli autovelox
- i vegani
- i crudisti
- gli ovviologi
- quelli che pongono domande dalla risposta auto-evidente
- l'orologio sopra il polsino della camicia
- gli errori ortografici
- chi attacca bottone sui mezzi pubblici
- chi prende la macchina anche per spostarsi dal letto al divano
- la fine del Governo Monti.

domenica 6 marzo 2016

pensierino del giorno-06/03/2016

Innanzitutto, non è una moto a tre ruote.
Neanche un motorino.
E' un triciclo a motore.
Da piccolo avevo un triciclo ganzissimo, che se solo avesse avuto il motore all'asilo le avrei sedotte tutte senza manco degnarle di uno sguardo, solo salendo in sella al mio poderoso bolide.
Ora invece alla gente è concesso, oltre che andare in giro coi risvoltini, di spostarsi su tricicli senza pedali ma dotati di un proprio dinamismo interno che, attraverso comandi manuali, può condurre il passeggero-autista da un posto A a un posto B.
Per quanto possa sembrare che ogni frontiera del peggio sia già stata sfondata coi carri armati tipo i russi a Budapest nel '56, ecco invece che qualcuno riesce ancora a trivellare il fondo giustapponendo su quell'obbrobrio di veicolo una copertina.
Sento doveroso rivolgermi alle donne, alla parte di popolazione che detiene nel proprio corpo il potere più grande della natura: emarginate questi uomini. Non lasciate che si avvicinino alla migliore e più segreta parte di voi. Non devono accoppiarsi, figuriamoci riprodursi.

sabato 5 marzo 2016

pensierino del giorno-05/03/2016

Ultimo piano di qualunque edificio.
Sei sul pianerottolo, ti dirigi verso l'ascensore.
Una persona è già in attesa.
L'ascensore arriva.
Occhiata complice della persona: "Scendi?"
No, buco il tetto e vado a riparare il buco dell'ozono.
Imbecille.
Estinguiamoci, vi prego.

venerdì 4 marzo 2016

pensierino del giorno-04/03/2016

visto che ormai ho ampiamente superato i dieci anni di (inutile) attività bloggara, ho pensato che fosse giunto il momento di aprirmi a un epocale cambiamento, una rivoluzione copernicana: rispettare le maiuscole. proprio ieri, infatti, ho scritto il primo intervento integralmente corretto della storia del pensierino.
è stato una sbatta, tanto che già in quello successivo, ossia il presente, sono prontamente ritornato all'originaria forma. tuttavia, mi rendo conto che sia un'innovazione che prima o poi dovrò applicare costantemente.
magari da domani.
giusto per non dimenticare che procrastinators are the leaders of tomorrow.

giovedì 3 marzo 2016

pensierino del giorno-03/03/2016


Il punto di partenza non è tanto il malgoverno, quanto i due estremi della più famosa frase estrapolata da questo video: trent'anni e democristiano. L'Italia appena uscita dalla guerra aveva vissuto sulla propria pelle un'esperienza totalitaria, che si connotava per il proprio estremismo ideologico; al termine del conflitto, si affacciava la possibilità di una svolta di segno radicalmente opposto, con la forte ascesa di un partito ispirato a un regime totalitario di diverso colore rispetto al precedente.
Ne scaturì invece l'inizio della non-scelta, il compromesso come cavallo di battaglia e il procrastinare come parola d'ordine, facendo affidamento sul mantenimento dello status quo, cui ci si abbarbica a guisa di un naufrago al proprio relitto.
Democristiano è colui che sta in mezzo, equilibrato. Rifiuta in egual misura gli estremismi, ne prende le distanze come se fossero infetti e impronta il proprio agire al buon senso.
Moderazione.
Equilibrio.
Prurito irrefrenabile in chi assiste a questo scempio politico.
I trent'anni di malgoverno democristiano hanno rovinato l'Italia, soprattutto a causa del loro frutto più avvelenato: l'acqua lievemente frizzante.
Cosa significa lievemente frizzante?
L'acqua naturale è ottima, pura come la si trova nei ruscelli d'alta montagna.
L'acqua frizzante è altrettanto buona, con le bolle che invadono lingua, palato e scendono giù per la gola.
L'acqua lievemente frizzante invece cosa mi dovrebbe rappresentare?
E' la quintessenza dello stare in mezzo, del non saper mai prendere una posizione netta nella vita.
Frizzante, ma non troppo.
Al livello di quelli che allungano il vino con l'acqua.
La blasfemia è suprema, sacrilega.
Bisogna scacciare questa paura di prendere posizione: ridiamo colore alle nostre vite facendo affermazioni di volontà che si possano definire complete!
Estirpiamo il male supremo dell'acqua lievemente frizzante.

mercoledì 2 marzo 2016

pensierino del giorno-02/03/2016

tra i molti, v'è un difetto che è per me causa di particolare angustia e che, nel corso degli anni, ho cercato di nascondere il più possibile: mi piace ligabue.
intendiamoci, non che sia un fan sfegatato né tantomeno un suo tifoso, però apprezzo molte delle canzoni che ha scritto dagli esordi fino al terzultimo album. da lì in poi, purtroppo, è iniziato il suo periodo calante e gli ultimi due dischi glieli tirerei dietro in confezioni da diciotto.
questa mia passione, se così vogliamo chiamarla, divide spesso l'interlocutore: se capita, come è naturale che accada, di imbattersi in qualcuno che corrisponda questo mio interesse, nulla quaestio, ma il problema si pone allorquando trovi un suo detrattore. non solo il cantante in questione fa schifo, ma connota negativamente anche chi lo ascolta.
posto che in realtà non è che mi interessi più di tanto fare il suo apologeta, dato che trovo la faccenda di scarsa rilevanza, trovo invece più ricco di spunti concentrarsi su un passaggio che precede tutto ciò.
la sua musica probabilmente non sarà nulla di eccezionale, pure io spesso fatico a distinguere gli attacchi delle diverse canzoni, infatti la parte che ho sempre preferito son state le parole. ecco, sulle parole trovo che non vi sia molto da discutere: al netto dell'inevitabile soggettività del giudizio, è riuscito a tirar fuori delle frasi apprezzabili, delle immagini suggestive. orbene, sorge spontaneo pensare che una certa critica negativa sconti il classico pregiudizio dell'etichetta: siccome la tal cosa appartiene a tizio, automaticamente diventa una schifezza.
sarebbe interessante, come esperimento, provare a rimescolare autori e testi, in modo da vedere se il giudizio non cambi. i pregiudizi, di per sé, oltre che positivi sono pure inevitabili, quello che sarebbe utile è avere la capacità di superarli, per quanto questo possa talvolta costringerci a fare marcia indietro.
anzi, magari fosse solo marcia indietro; dovremmo, giocoforza, riconoscere che avevamo torto.
la peggiore delle nostre paure.

martedì 1 marzo 2016

pensierino del giorno-01/03/2016

ho sbagliato i calcoli.
avevo annunciato che il primo marzo, decimo anniversario del primo pensierino, sarebbe coinciso con il millesimo post su blogspot.
niente di più falso.
non perchè volessi trarre in inganno qualcuno di proposito, semplicemente son scemo come la merda.
avevo erroneamente guardato al numero di tutti i post, peccato che in quel tutti siano incluse anche le bozze. son meno di venti, per cui a breve il numero mille arriverà davvero, però son proprio rimasto folgorato dalla nitidezza della mia idiozia.
m'è persino passata la voglia di festeggiare.
però dieci anni sono tanti.
se dieci anni fa mi fossi guardato indietro di quello stesso periodo, avrei avuto solo pochi flash risalenti alla prima infanzia e ai primi ricordi.
ora invece mi scorrono davanti le immagini dell'adolescenza, sbagliata e contraddittoria, piena di ideali rinnegati e tanti ribaltoni di personalità.
terrò qualcosa di migliore per il vero pensierino numero mille.
sono tuttavia graditi gli auguri

pensierino del giorno-29/02/2016

in quello che potrebbe essere un qualunque ventinove febbraio, ci tengo a ricordare una delle esperienze migliori che gli italiani abbiano vissuto sulla propria pelle: il governo monti.
chiamato a riscattare la dignità e l'orgoglio di un paese ferito dallo spread, il neo senatore a vita scelse una formidabile squadra di ministri, composta esclusivamente da probiviri dediti al perseguimento del benessere nazionale. non sapremo mai cosa condusse alla sua fine, accostando in un certo senso la sua estinzione a quella dei dinosauri: c'è chi ipotizza un complotto pluto-giudaico-massonico, chi dà la colpa a un asteroide, e chi invece, con maggior senso critico, evidenzia come il loro compito fosse ormai giunto al termine, giusto un anno dopo il loro insediamento.
why do all good things come to an end?
il governo monti non ne è rimasto immune, purtroppo.
restano le istantanee di una cavalcata trionfale brandendo le insegne della sobrietà e del buon gusto. marione, ormai padre putativo della patria, ci ha riconsegnato l'orgoglio di essere italiani e di sapere che il governo lavora nel miglior interesse dei cittadini, benché questi non lo abbiano votato.
grazie mario.
grazie di tutto.
ricorderò per sempre, allorché dovetti partire per l'erasmus nel settembre 2012, la meravigliosa sensazione di totale fiducia nel sapere che lasciavo il mio amato paese nelle tue sagge e sapienti mani bocconiane. la sera mi addormentavo spensierato, come un bambino nel suo seggiolino durante un viaggio in auto.
non ti saremo mai abbastanza riconoscenti.