venerdì 11 marzo 2016

pensierino del giorno-11/03/2016

I lettori più attenti avranno notato che questo e quest'altro pensierino sono privi di un fondamentale elemento: il FEMMINISMO.
Secondo la Treccani, esso è un "Movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica". Ritengo di non fare torto a nessuno semplificando questo concetto attraverso una sola parola: uguaglianza.
Come ben illustrato dalla Treccani, si vuole sostanzialmente superare la concezione della donna relegata alle faccende domestiche, idea che fino al secondo dopoguerra era ancora largamente diffusa in Europa, per sostituirla con quella della donna che svolge una vita non dissimile da quella dell'uomo, pur essendo colei che per cause di forza maggiore si occupa della gravidanza e dell'allattamento dei figli.
Un obiettivo senza dubbio lodevole, del resto non si comprende perchè il colore della pelle, o la presenza di un organo sessuale al posto di un altro, dovrebbero dar luogo a significative differenze imposte dalla società riguardo al modo di condurre la propria esistenza.
A questi fini, come ben si può comprendere, è indispensabile che il primo passo provenga dalle donne stesse, e cioè che non si sentano più in alcun modo subordinate o dipendenti dall'uomo.
Scartabellando su internet, tuttavia, mi è capitato di imbattermi in blog di rampanti femministe odierne: noi donne emancipate, noi moderne Circi mangiatrici di uomini, noi che qui, noi che là, noi che facciamo quello che ci pare, noi che la cavalleria è morta. Che peccato, vien da dire, non ci sono più gli uomini di un tempo; che buffo, però, aggiunge chiunque abbia un minimo di intelletto, gli uomini che vi consideravano poco più di un soprammobile erano più galanti e cortesi. Un contrasto che suscita quantomeno ilarità e un pizzico di perplessità: veniva naturale pensare che la figura del maschio tiranno e despota fosse ormai oggetto di contumelie ed improperi, non di nostalgici pensieri et sospiri.
Sin dalla civiltà romana, attraverso il matrimonio l'uomo comprava di fatto la donna, che equivaleva a una merce come un'altra: usciva dalla sfera di diritti e disponibilità di un uomo (il padre), per entrare in quella di un altro (il marito). Trattasi di puro e semplice mercimonio.
Sarebbe auspicabile, ai fini di cui sopra, che la donna non volesse più esser considerata alla stregua di un bene di proprietà, bensì sia autonomo centro d'imputazioni di diritti e doveri, in grado di prendere le proprie scelte in maniera libera e indipendente.
Le risate rischiano di farsi fragorose.
Il punto è che nell'anno del Signore duemilasedici, tra un otto marzo e una suffragetta, si scopre che queste femministe de noantri utilizzano ancora il denaro come metro di valutazione dell'uomo, annunciandolo pubblicamente e rendendo bene edotti (si presume a scanso di equivoci) i criteri di tale giudizio: ingenuo maschio, vuoi portare fuori a cena una ragazza per poi provarci? Ecco come scoprire, attraverso le loro medesime parole, se stai andando bene o meno: quando giunge il fatidico momento di pagare il conto, questo viene sfruttato come messaggio in codice. Se la ragazza permette che le sia offerta la cena, significa che tutto sta andando bene; viceversa, se insiste per dividere, vuol dire che sta interponendo una barriera.
Ripetiamolo lentamente.
Se al maschio è permesso offrire, tutto bene.
Se lei insiste per pagare, tutto male (magari con ciliegina costituita dal lamento sulla mancanza di galanteria maschile).
Nel dubbio, guai se il maschio non fa il gesto.
Non equivale forse a porre un prezzo al proprio corpo, a metterci un'etichetta? Se questo fosse davvero l'andazzo, perché no, almeno uno sa quali ipotesi scartare perché non alla portata delle sue tasche.
A cosa son serviti anni e anni di rivendicazioni, se poi il risultato è questo, ossia accettare di farsi comprare?
Bisognerebbe riscrivere i rapporti uomo-donna a partire da una situazione zero, lontana dalla civiltà, dove gli unici aspetti che possono venire in considerazione sono quelli inerenti alla persona e non ai suoi averi.
Spoiler alert: la prossima frase contiene la risposta a eventuali contestazioni.
Chi dovesse sentirsi offesa o chiamata in causa appartiene alla categoria delle femministe anni duemila, che al netto di sproloqui vari, inquadrano l'uomo in base alla sua posizione reddituale, vera o apparente che sia. Lunga vita a chi non la pensa come voi.


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