martedì 28 febbraio 2017

Lavorare anche no

Si vedono ad ogni ora del giorno lungo le strade delle città, ma non solo. Si trovano nei parchi, nelle colline, nelle campagne. Si notano perché indossano abiti tecnici, spesso sintetici, hanno un'età ormai non più da universitari, e fanno sport. A qualsiasi maledetta ora.
Le undici e venticinque.
Le quindici e cinquanta.
Mezzogiorno in punto.
Quando si presume che la gente debba lavorare, loro scorrazzano felici per la città o sgambettano sulle loro costose biciclette, bardati come se dovessero affrontare il Mortirolo o lo Zoncolan.
Il quesito che mi pongo, mentre li scorgo da lontano consapevole di non poterli emulare, è il seguente: quale lavoro fanno? Campano di rendita? Sono tutti metronotte? O forse il libero professionismo di una volta era davvero una pacchia?
Vorrei davvero capire cosa permette alla gente di essere in sella a un pezzo di titanio su ruote alle dieci e quarto del mattino, pronti per farsi un giretto di un paio d'ore, mentre la disoccupazione è a livelli da crisi del '29.

lunedì 27 febbraio 2017

Trova la caratteristica di stile

Non avrai altro Dio all'infuori di me.
Questo pensierino è assai strano.
Ci sono foglie sui campi di grano.
Queste frasi in apparenza sconnesse.
La scimmia non ballerà mai più nuda.
Vergogna è negli occhi di chi guarda.
Potrebbero volerci degli indizi.
Ma forse sarebbe troppo facile.
In caso voi non ci siate arrivati,
Uno dovrà essere sufficiente.

sabato 25 febbraio 2017

Bustrofedica

Da qualche giorno ho in mente questa parola, mi assilla.
Bustrofedica è la scrittura continua, cioè che quando deve andare a capo non ricomincia dal lato opposto, per cui si legge come un flusso ininterrotto. Da destra a sinistra e da sinistra a destra.
Bustrofedica suona benissimo.
Non voglio dire come procrastinare, però appartengono alla stessa dorata stirpe, è evidente una qualche discendenza divina.
Purtroppo, bustrofedica è una parola relegata ai margini della nostra lingua. Quando mai abbiamo l'occasione di utilizzarla? Pressoché mai, a meno che uno voglia fare come i bambini che usano parole a sproposito.
Sarebbe invece opportuno valorizzare questo sublime lemma e collocarlo in una posizione ben più adatta al suo rango e alla sua musicalità; è normale che la gente si svegli nervosa e poco felice di andare a lavoro, pensate come potrebbe tutto cambiare se solo potesse masticare più spesso la rotondità del suono di bustrofedica. Bustrofedica. Solo a pronunciarla si migliora la propria qualità della vita. Sazia come un gustoso spuntino, accende l'interruttore del buon umore.
Bustrofedica a tutti.

venerdì 24 febbraio 2017

La prima cosa bella

La soluzione dell'indovinello di ieri era molto semplice: annodare la cravatta.
Siccome il cammino verso la risposta esatta è stato lungo e periglioso, questa volta propongo un quesito alla portata di grandi e piccini, in modo che tutti possano entrare nel weekend con la giusta dose di autostima e fiducia nei propri mezzi.

La prima cosa che fa un militare.

giovedì 23 febbraio 2017

Attività quotidiane

Trattasi di attività manuale.
La si può svolgere in casa, ma anche fuori.
C'è chi la pratica quotidianamente, chi con meno frequenza.
Non richiede molto tempo.
Tuttavia, quando dura di più, le persone tendono ad innervosirsi.
Si nota quando qualcuno l'ha fatto.
Se dessi un altro indizio, lo capireste troppo facilmente.

mercoledì 22 febbraio 2017

Il pensierino visivo

Senza un apparente motivo, ho digitato "pensierino del giorno" nella barra di ricerca di Google, dopodiché, non pago, ho selezionato la voce "immagini".
Non l'avessi mai fatto.
È venuto fuori di tutto.
A quanto pare, pensierino del giorno è un espressione da quarantenni sui social. Eppure quando la coniai, quasi undici anni fa, avevo in mente tutt'altro: il mio punto di riferimento erano i pensierini che le maestre assegnavano da fare come compiti a casa, in sostanza dei temi molto corti. Giusto la trasposizione letteraria di un pensiero, di un concetto, nulla di pazzesco, ma al tempo stesso cercavo di darmi un tono ed elevarmi al di sopra di quella che, qualche anno dopo, sarebbe stata chiamata l'epoca dei bimbiminkia.
Ho fallito e devo amaramente prenderne atto.
Non mi resta che vendere tutto quanto a una quarantaseienne con seri problemi di autostima e perennemente in cerca di qualcuno da ammorbare.

martedì 21 febbraio 2017

Le barche lontane

Le barche che si allontanano scivolando oltre l'orizzonte non scompaiono.
Siamo noi che non le vediamo più.

lunedì 20 febbraio 2017

False verità

Le code in autostrada non esistono.
Esistono solo degli imbranati che guidano agli zero all'ora abbarbicati al volante come un naufrago al suo relitto e che, immancabilmente, si appaiano sulle corsie in modo ostruire il passaggio a tutti quelli dietro.

venerdì 17 febbraio 2017

Quasi vero

Oggi si è avvicinata una ragazza, mentre ero seduto al tavolino di un bar e leggevo distrattamente il giornale, per chiedermi se potesse sedersi al medesimo tavolo per bere il suo caffè e dopo una breve chiacchierata di circostanza si è scusata perché doveva proprio andare, lasciandomi tuttavia il numero di telefono per poterci rivedere con maggior calma nei giorni successivi.

Questa storiella è quasi del tutto vera, infatti vi è una ed una sola parola che è falsa. Sostituendola con quella corretta, si otterrà la versione originale.

Qual è questa parola e con quale andrebbe sostituita?

giovedì 16 febbraio 2017

La nostra generazione

I nostri nonni hanno combattuto i tedeschi. Come se in quella parola potessero essere racchiusi tutti i mali del mondo, il concetto disneyano di nemico efferato e crudele oltre ogni limite. Però hanno vinto, come i veri eroi.
I nostri genitori hanno combattuto il sistema. Hanno protestato per anni, elevando barricate, rivendicando diritti, spazi, voci. Era una battaglia già più confusa e infatti non si può dire che ne siano usciti vincitori.
La nostra generazione invece ha combattuto i pop-up che si aprono quando guardi qualcosa in streaming. E non è affatto detto che vinceremo.

mercoledì 15 febbraio 2017

Finti dilemmi 2 - la vendetta

Alcune questioni di risibile importanza ricevono talvolta attenzioni spropositate ed assumono, pertanto, i connotati di serietà che normalmente non dovrebbero avere. Si tratta proprio di ciò di cui parlavo ieri, che consiste nella tendenza ad esagerare le asserite carenze di indumenti.
Davvero le persone non hanno più niente da mettersi?
Certamente no, al massimo si sono stufate di avere sempre gli stessi capi.
Legittimo, ci mancherebbe.
Non posso però fare a meno di pormi una domanda: i vestiti che fine fanno? Voglio dire, una volta che uno compra finalmente dei vestiti, perchè, come ha detto, non ha niente da mettersi, cosa fa con i vecchi? Li butta tutti via? Tenderei ad escluderlo, quindi li accumula. E se li accumula, quanto è poco probabile, dopo alcuni giri per negozi nel corso del tempo, che davvero non abbia più nulla da mettersi?
Questa cosa mi lascia senza sonno.

martedì 14 febbraio 2017

Finti dilemmi

"Devo assolutamente andare a comprarmi qualcosa. Non ho niente da mettere" disse chiudendo con aria afflitta e sdegnata il proprio armadio traboccante di vestiti ed ignorando le pile di indumenti accatastatesi su letto, sedie, tavoli e divani.

lunedì 13 febbraio 2017

Scopone

In questi lugubri tempi di oscurantismo culturale si avverte forte l'esigenza di un pensierino che si erga a faro morale della civiltà, che costituisca un baluardo tanto a difesa delle tradizioni quanto come propulsore per le innovazioni. Questo incipit è probabilmente privo di senso, ma era necessario per introdurre uno di quei pensierini dal denso e pregnante valore sociale: è mia intenzione, infatti, sgombrare il campo da un equivoco nel quale incorrono tuttora molte persone.
Lo scopone e lo scopone scientifico non sono due diverse modalità di un gioco pressoché identico, nossignori. Il gioco è sempre il medesimo, che si chiama appunto scopone scientifico, per brevità chiamato anche solo scopone, e presenta due varianti, che peraltro mostrano differenze non abissali. Mentre nella scopa a coppie si distribuiscono tre carte a testa e quattro ne vengono disposte sul tavolo, nello scopone si giuoca con nove carte a cranio e quattro in tavola. L'alternativa è giocare senza tavolo, quindi esaurendo il mazzo nelle mani dei giocatori, che si ritrovano con dieci carte l'uno, ma per il resto le regole non mutano. Poi chiaro, tutti siamo consapevoli di come giocare con le nove carte sia soltanto un bieco, squallido e meschino tentativo di evitare l'ansiogeno momento in cui il primo di mazzo deve aprire il gioco senza lasciare una scopa all'avversario, ma per completezza d'informazioni dev'essere menzionato. Leggenda vuole che a chi pratichi questa variante caschi il pistolino entro il primo rintocco delle campane.
In conclusione, gentili radioascoltatori, siate consapevoli del fatto che, indipendentemente da quante carte decidiate di distribuire, state sempre giocando a scopone, che altro non è se non l'abbreviazione di scopone scientifico.

sabato 11 febbraio 2017

In caso di necessità, consultare la lista

Può capitare, nella vita, di ritrovarsi a dover intrattenere una conversazione con una persona dai nobili natali, di diversa estrazione sociale e nello specifico più altolocata. O magari, senza tutto questo necessario pedigree, una persona che ha un atteggiamento diverso nei confronti della vita e quindi più pettinata, per utilizzare un termine che ultimamente va abbastanza di moda.
Senza che uno debba per forza impressionare l'interlocutore o provare a sedurlo/a, è purtuttavia necessario essere consapevoli che ci si muove su di un campo minato, per cui al primo errore si è fuori.
Prima ancora dei concetti e dei ragionamenti, ci sono alcune parole od espressioni che sono severamente proibite, pena l'inserimento automatico nella lista di proscrizione.
Eccovene alcune, fatene buon uso, o meglio, buon NON uso:
- condivisione
- ecologia
- sprechi
- offerta
- saldi
- riserva
- coinquilino
- zaino
- avventura
- ostello
- tenda
- campeggio
- addiaccio
- menu all you can eat
- sottomarca
- bancarelle
- outlet
- mezzo pubblico
- trasporto pubblico
- pullman
- motorino (questa solo stagionale, è da evitare d'inverno)
- blablacar
- sinistra
- redistribuzione
- solidarietà
- accoglienza
Trattasi ovviamente di una lista aperta che invito ad integrare al fine di evitare clamorosi scivoloni.

venerdì 10 febbraio 2017

Pioggia

Prima di uscire dal pesante portone di legno massiccio ti fermi un attimo e appoggi il casco a terra.
La pioggia non dà tregua.
Infili prima i pantaloni da pescatore, che stanno su alla Fantozzi, poi il k-way impermeabile.
Ora sì che sei pronto ad affrontare l'Atlantico del Nord.
Mentre allacci il casco e cerchi le chiavi, avverti una strana sensazione, un noto formicolio che intorpidisce le membra: è il demone della dimenticanza. Puoi sentirlo sogghignare nell'oscurità, felice per avertela fatta ancora una volta.
Non è vero che sei pronto per affrontare l'Atlantico del Nord: hai dimenticato i guanti sul termosifone, ove li avevi riposti qualche ora prima perché si asciugassero. Ora saranno belli caldi, ma ci sono quattro piani di scale oltre a due porte da aprire a chiave a separarvi. Lo studio è ovviamente deserto come il Senato la domenica mattina, tu sei stato l'ultimo ad uscire e a chiuderlo con quattro mandate.
Occorre prendere una decisione in tempi rapidi: tornare su accettando di perdere qualche minuto o affrontare le intemperie a mani nude. Siccome piove, la temperatura dovrebbe essersi alzata di qualche grado: vada per le mani nude.
Arrivi a casa bagnato fradicio, senza il calore di un abbraccio ad attenderti, con un frigorifero che piange miseria e il salotto nella semi oscurità, perché non hai ancora provveduto a sistemare la lampadina che si è fulminata quanto tempo fa? Un mese forse? Magari anche di più, chi se lo ricorda ormai.
L'unico rumore di compagnia è lo sciabattìo prodotto dalla tua pigra andatura, accompagnato poi dal ritmico incidere del coltello che affetta la cipolla e dal gas che scalda la pentola. Potresti mettere della musica, ma quel silenzio culla e avvolge come una coperta dalla quale non vuoi uscire.
Siedi da solo al tavolo mangiando il risotto direttamente dalla padella, poiché significa un piatto in meno da lavare.
La pioggia ti accompagna tamburellando sull'abbaino.
Eppure, la solitudine si fa apprezzare.

giovedì 9 febbraio 2017

Salta!

Tracciare bilanci non è mai stata una delle mie attività preferite. Per contro, la mia memoria è stranamente selettiva sulle date e sugli anniversari, quindi in un certo modo mi indirizza a farlo, perché capita che io mi renda conto che in un certo giorno sono passati esattamente tot anni da un avvenimento.
Non mi piace neanche parlare di me, specie qua sopra: un conto è scherzare, prendersi in giro, ma esporsi pubblicamente mi riesce particolarmente difficile. Per questo motivo è con estrema fatica che tiro fuori queste - per la verità non tantissime - parole.
Cinque anni fa, come ricorda la mia quasi infallibile memoria, sono cambiato profondamente. Forse sono proprio diventato una persona diversa.
Lasciando perdere l'evento singolo da cui è dipeso il cambiamento, l'aspetto principale è legato alla lezione che ne ho tratto, sulla cui validità non nutro alcun dubbio.
Salta sempre, non avere paura.
Devo in tutta franchezza osservare che non sempre è andata così, eppure l'aver interiorizzato il precetto è stata già una piccola rivoluzione. Fino ad allora aleggiava, impercettibile, talvolta ne respiravo appena l'essenza, talaltra proprio non me ne accorgevo.
Adesso invece so che esiste e che bisogna seguirlo in ogni circostanza, non fosse altro che per non aver rimpianti.

mercoledì 8 febbraio 2017

La mano fredda

Quando si utilizza il pc, che sia per lavoro o per cazzeggio, capita che si utilizzi il mouse con una mano mentre l'altra resta inoperosa, appoggiata sul tavolo oppure intenta a sostenere il mento. Sebbene l'ambiente nel quale ci troviamo non sia per forza freddo, anzi magari è ben riscaldato, la mano che tiene il mouse diventa gelida.
Immancabilmente.
Inevitabilmente.
Indubitabilmente.
Improcrastinabilmente.
Indefessamente.
INSPIEGABILMENTE.
Il mouse, di per sé non è che sia ghiacciato, avrà suppergiù qualche grado in meno dell'ambiente circostante, ma non stiamo parlando di azoto liquido.
Eppure, la mano che lo controlla scende a una temperatura da morte apparente. Il dato non sarebbe così significativo se esteso ad entrambe le mani, ma è proprio la disparità di calore a turbarmi.
Se ci penso, mi smarrisco nella mia totale incapacità di trovare una risposta.
Non resta che fare come Lois Griffin quando Brian le chiede se le capita mai di pensare che ha sposato un imbecille.

martedì 7 febbraio 2017

Quanta letizia

Metà pomeriggio di un sabato, supermercato.
Banco dei salumi.
Fretta, necessità di cavarsela rapidamente.
Stanno servendo un tizio, speriamo sia celere.
Vestito da corsa, avrà finito da poco.
Non ha nemmeno il carrello.
Ottimismo.
Ma quanto cazzo di cotto gli stanno affettando?
"Mezzo chilo preciso, desidera altro?"
Li morta'nguerieri.
"Sì grazie, mi dà quattro etti di crudo?"
Cos'ha, una pizzeria?
"Ecco a Lei, basta così?"
Sì, basta, togliti che non ho tutto il giorno.
"Tre etti di speck"
Ora mi spieghi cosa fai con tre etti di speck. Li usi per grigliare una dozzina di tomini?
"Poi mi dà una dozzina di tomini per favore"
Lo ammazzo. Lo colpisco sulla tempia con una ruota di parmigiano.
"Venga di lato che le do tutto, grazie a Lei, arrivederci. Ottantasette?"
Oh, io.
"Buongiorno, desidera?"
Merda, il foglietto.





giovedì 2 febbraio 2017

Di oggi

Lo faccio di oggi.
Di oggi dovremmo finire.
Ecco un'altra espressione che non riesco a tollerare, mi provoca l'orticaria, libera in me demoni che pensavo incatenati a robuste pareti. Invece no, ogni volta che qualcuno la utilizza vorrei avere un tomahawk appeso alla mia cintura per scagliarlo verso quella persona come l'ultimo dei Mohicani; grande sarebbe la gioia nel poter aggiungere il suo scalpo alla mia collezione.
Purtroppo la mia intolleranza tracima e inibisce l'ormone della socialità, quello che impedisce di comportarsi con gli altri come Jack Nicholson in Shining.
Sarebbe interessante andare più a fondo e capire da dove scaturisce questo profondo disagi, questa naturale repulsione nei confronti di alcuni usi linguistici. Tuttavia, sociologo non sono e quindi mi limito a prendere atto del travaso di bile che queste espressioni mi provocano.
Il bello è che ce ne sono davvero tante.
Facciamo mente locale e di oggi troviamo una soluzione.