martedì 13 giugno 2017

Moriremo acromatici

La stragrande maggioranza di noi cosiddetti nativi digitali del cosiddetto primo mondo ha due vite: una è quella che potremmo definire di ciccia, un'altra è quella sui social network. Sono due rette che scorrono tendenzialmente molto vicine, pressoché attigue, intersecandosi sovente e per lunghi tratti addirittura sovrapponendosi; sarebbe tuttavia un errore ritenerle indipendenti, poiché ormai la seconda ha degli inevitabili riflessi sulla prima. Siamo giudicati anche e soprattutto per come appariamo su codesti social, che hanno col tempo perso il loro lato giocoso o perlomeno poco serio.
Per quanto sia comprensibile l'esigenza di non rendere i social uno spazio di totale irresponsabilità, è anche vero che si tratta di luoghi, ancorché virtuali, dove per la maggior parte del tempo si interagisce con persone che si conoscono, e pertanto si utilizzano il registro o il contegno tipici di contesti abbastanza informali e soprattutto confidenziali. Peccato che in quello che si percepisce come il cortile della scuola ci sia uno stuolo di strumenti d'intercettazione pronti ad immagazzinare qualsiasi opinione espressa e a catalogarla secondo i parametri attualmente in voga presso la nostra società. Tutto ciò che esce da quei canoni è connotato negativamente e può avere riflessi negativi sotto molteplici aspetti; di fatto, l'errore che si commette è quello di considerare l'opinione espressa sul social alla stregua della battuta scambiata a voce nel salotto di casa propria mentre si ascolta un notiziario. Niente di più sbagliato: equivale invece ad incidere su pietra quelle parole, in attesa che qualche passante le noti.
L'inevitabile conseguenza è una banalizzazione dei contenuti, e del resto perché mai uno dovrebbe assumersi il rischio di essere chiamato a rispondere delle proprie opinioni? Piaccia o meno, il tanto celebrato art. 21 della Costituzione è pienamente efficace finché si naviga nelle acque sicure del politicamente corretto, ma offre molte meno tutele quando ci si avventura in mare aperto.
I social ci hanno da un lato permesso di migliorare le possibilità di comunicazione e contatto con le altre persone, ma al caro prezzo della nostra esposizione.
Siamo nudi senza rendercene conto.

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