mercoledì 5 luglio 2017

Anglismi

Quando si comincia a studiare una lingua straniera ci si trova nella strana situazione di voler esprimere tutto in quell'idioma, senza però conoscere abbastanza strutture e/o vocaboli. Da qui nasce allora il maccheronico, ossia una versione storpiata che si limita ad adattare parole o frasi italiane nell'altra lingua, modificandone soltanto la fonetica, ma mantenendo di solito costrutti nostrani. L'intento è il più delle volte scherzoso, non c'è pretesa di verità nella traduzione, anzi risulta divertente evidenziare il distacco che c'è tra la parola o espressione creata e la supposta lingua d'arrivo, così da creare una sorta di terzo genere che si colloca a metà, sospeso nella comunicazione tra i due idiomi.
Vanno per la maggiore le espressioni più tipiche e talvolta anche mutuate dal dialetto, che sono ovviamente le più difficili da tradurre; tuttavia, è con estremo sgomento che ho appreso di averci azzeccato. Senza volerlo, ho per anni utilizzato in maniera scherzosa un'espressione corretta, quindi non avevo alcun titolo per ritenermi spiritoso - non che in altre circostanze vi sia - ma l'ho scoperto solo di recente.
"Buono a sapersi". Per una persona che d'inglese ha solo i rudimenti, come si potrebbe rendere tale espressione? Buono si dice good, su questo non c'è dubbio. Sapere si dice know, ed anche in questo caso siamo piuttosto sicuri. Come legarli?
Good at know pareva cacofonico ed eccessivamente sgrammaticato, così al tempo optai per good to know.
Ed è giusto.
Che amarezza.

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